Di Tommaso Meo
Dal 9 luglio al 30 settembre 15.000 diciottenni europei possono viaggiare gratis, in treno o autobus, nel proprio continente grazie ad altrettanti biglietti forniti dall’Ue. L’iniziativa, che ricalca il celebre Interrail, si chiama DiscoverEu ed è stata promossa dal Commissario europeo per l’istruzione, l’ungherese Tibor Navracsics, e dal capogruppo del Ppe all’Europarlamento Manfred Weber. Il programma beneficia di 12 milioni di euro stanziati dalla Commissione europea e ha l’obiettivo di rendere i più giovani ambasciatori dell’integrazione europea grazie a quest’esperienza. I 15.000 vincitori, selezionati fra più di 100.000 candidati a fine giugno, hanno ottenuto la possibilità di viaggiare tra quattro mete in Europa, per un massimo di 30 giorni.
Sebbene l’iniziativa abbia suscitato entusiasmo e plausi, pensare che 100.000 ragazzi che si sentono, o vogliono sentirsi, cittadini d’Europa, rappresentino la normalità, è illusorio. È ragionevole pensare che la maggior parte dei ragazzi che usufruiscono di questa possibilità abbiano già intenzione di viaggiare e sentano propri i sentimenti europei. Faranno probabilmente l’Erasmus o uno stage all’estero, magari lavoreranno in un altro Paese. È interessante invece ragionare confrontando il successo di DiscoverEu con i dati sulla mobilità in Ue. I più recenti provengono da un sondaggio di Eurobarometro del 2014 sullo stato di telecomunicazioni e mobilità nell’Unione. L’indagine stima che il 37% dei cittadini UE, circa 190 milioni di persone, non sia mai uscito dal proprio Paese nel corso della vita, mentre solo il 34% viaggia in UE almeno una volta l’anno. I dati relativi all’Italia mostrano che ben il 52% dei nostri concittadini non ha mai viaggiato in UE. Come o peggio di noi solo Bulgaria, Romania e Ungheria, insieme a Portogallo, Grecia e Spagna.
Quello che emerge in modo netto dalla rilevazione è una duplice spaccatura. La prima è tra i Paesi nord occidentali e quelli del sud-est Europa. La seconda è tra i cittadini integrati, che usufruiscono della comodità dello spazio Schengen, della moneta comune e ora del roaming, e quelli che, non muovendosi, non possono apprezzare tutto ciò. La vera sfida per l’UE è quindi di integrare quei milioni di cittadini sui quali le narrazioni dell’Unione europea e le sue politiche più concrete fanno meno presa. Inoltre è evidente la correlazione tra la maggiore propensione a viaggiare e conoscere e l’apertura verso altre culture: e qui il caso ungherese insegna.
DiscoverEu è in ogni caso un progetto importante che punta all’integrazione dei giovani e a cui è auspicabile si dia seguito. In prospettiva, educare le nuove generazioni in modo da consolidare la loro identità europea può dare i suoi frutti, ma molti problemi dell’UE sono qui e ora. Per sopravvivere senza essere snaturata da populisti eurofobici, l’Unione dovrà cercare di raggiungere anche quelle persone che tanto non si sentono parte dell’Europa che preferiscono rimanere a casa. DiscoverEu intanto ha annunciato che in autunno saranno in palio altri 5.000 biglietti.