Bruxelles – In tre mesi l’Europa ha assorbito nel mercato del lavoro meno persone di quante l’hanno abbandonato. Tra la fine dell’ultimo trimestre del 2017 e la fine del primo trimestre 2018 il saldo tra quanti non lavoravano (disoccupati) e neppure cercavano (inattivi) che hanno trovato un impiego, e tra quanti invece un impiego l’hanno perso finendo a non lavorare (disoccupati) e non cercare (inattivi) è negativi. I dati Eurostat parlano chiaro: tra il periodo ottobre-dicembre e il periodo gennaio-marzo hanno iniziato sono diventati ‘occupati’ 2,8 milioni di europei in precedenza senza un lavoro ma alla ricerca, mentre hanno iniziato un’attività lavorativa 2,9 milioni di europei in precedenza senza fare niente, neppure attività di studio o formazione. Il totale parla di 5,7 milioni di nuovi posti di lavoro. Un cifra inferiore rispetto ai 6,4 milioni di europei che invece dal mercato del lavoro sono usciti, per diventare disoccupati (2,6 milioni) e inattivi (3,8 milioni). Il risultato è 700mila posti di lavoro in meno.
L’Italia non fa eccezione a questo fenomeno. Dati alla mano, nello stesso periodo di riferimento nel Paese tra nuovi ingressi nel mondo del lavoro e uscite dallo stesso, si sono bruciati 211mila posti. Le persone che, complessivamente, dalla disoccupazione e dall’inattività sono passate al regime occupazionale sono state 813mila, a fronte di 1.024.000 individui che invece tra gli ultimi tre mesi del 2017 e i primi tre del 2018 sono diventati o disoccupati o inattivi. Praticamente quasi un terzo del saldo negativo europeo tra nuovi occupati e nuovi disoccupati è prodotto dal dato tricolore.