Bruxelles – Otto anni di aiuti economici, prestiti complessivi per 288,7 miliardi di euro tra contributi comunitari (256,6 miliardi) e internazionali (32,1 miliardi dal Fondo monetario internazionale). Otto anni dopo, la Grecia volta pagina. La repubblica ellenica esce formalmente dal terzo e ultimo programma di assistenza, ed entra in quello di monitoraggio post-aiuti. E’ la fine di un incubo, quello della bancarotta nazionale greca e della conseguente crisi dell’eurozona tutta. Non a caso il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, sottolinea come la conclusione del programma di assistenza “segni un momento importante per la Grecia e per l’Europa”.
Il pericolo di terremoti economici frutto di contagi è stato arginato. Non senza costi. Sociali, soprattutto. Al popolo greco è stata imposta, in cambio dei prestiti che Juncker definisce “esempio di solidarietà”, una cura lacrime e sangue destinata a segnare le generazioni presenti e future del Paese. Anche se, precisa il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, “non è l’austerità che ha determinato la crisi, ma è stata la crisi a imporre misure rigorose”. Il fardello del risanamento ellenico peserà per altri decenni. Dovrà restituire i prestiti (od onorare i debiti, se preferite) fino al 2032, e garantire performance di crescita sostenuta fino al 2060.
Moscovici, è convinto che per il popolo ellenico “si apre un nuovo capitolo dopo otto anni difficilissimi”. Ma rispettare le condizioni imposte dai solidali creditori europei non sarà semplice. Per stare ai patti le autorità greche dovranno mantenere l’impegno delle riforme e garantirne l’attuazione a lungo termine. Di fatto un commissariamento politico. “La fine del programma non è la fine delle riforme”, sottolinea Moscovici, convinto che andare avanti con quanto concordato lo scorso giugno assicurerà la tenuta di Atene e, soprattutto, dell’insieme dei suoi partner, in particolare quelli con la moneta unica. “Data la gravità della crisi, ci sarà un monitoraggio rafforzato, ma nel rispetto della sovranità greca. Non voglio uomini in blu dopo quelli in nero, la Troika non esiste più”.
La Commissione europea sottolinea gli importanti risultati ottenuto. “Importanti misure strutturali” sono state messe in atto per migliorare il contesto imprenditoriale e la competitività della Grecia, destinata a divenire meta “attraente” per gli investimenti e consentire alle imprese già presenti di espandersi, innovare e creare posti di lavoro. Ancora, si è innovato il sistema pensionistico nazionale, riformati i sistemi sanitari e di previdenza sociale. Per dirla come fa Moscovici, “la Grecia ha fatto più di chiunque altro Paese” per modernizzare la sua amministrazione e darsi un nuovo sistema economico-produttivo, e adesso non è più un pericolo. “Le vaste riforme avviate dalla Grecia hanno gettato le basi per una ripresa sostenibile”. Non solo di Atene.