Bruxelles – Un accordo commerciale bilaterale non c’è, ma ci sono i presupposti per poterne negoziare uno. La missione a Washington D.C. del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, può considerarsi un successo “a win-win outcome”, commentano in Commissione. Commenti positivi arrivano anche dal mondo delle imprese.
Stati Uniti e Unione europea hanno deciso di abbandonare la via della guerra commerciale per intraprendere quella della cooperazione. Esattamente ciò che volevano entrambe le parti. Lo voleva il presidente Usa, Donald Trump, che ha costretto gli europei a sedersi attorno al tavolo, lo volevano gli europei, che quel tavolo in realtà non lo avevano mai abbandonato. Juncker ne aveva parlato con i leader durante l’ultimo Consiglio europeo, e poi aveva affinato la preparazione sentendo, negli ultimi giorni, i governi tedesco, francese, olandese e quello della presidenza di turno dell’Unione a Vienna.
“Avevo intenzione di concludere un accordo oggi e abbiamo raggiunto un accordo oggi. Abbiamo identificato un numero di aree su cui lavorare insieme”, ha detto Juncker in conferenza stampa, e anche in un tweet.
I came for a deal, we made a deal. The EU continues to stand up for free and fair trade. My joint statement with @realDonaldTrump: https://t.co/JISJJ1CWR2 pic.twitter.com/GMpS0ZL5Ul
— Jean-Claude Juncker (@JunckerEU) July 25, 2018
“Abbiamo concordato oggi, prima di tutto, di lavorare insieme verso zero tariffe, zero barriere non tariffarie e zero sussidi per beni industriali non auto”, ha annunciato Trump. Dunque impegno a rimuovere tutte i dazi alle esportazioni, interesse europeo all’acquisto di soia e gas naturale liquefatto (Gnl) di provenienza americana, disponibilità ad allineare standard, procedure burocratiche e contenziosi. “L’Unione europea comincerà quasi immediatamente a comprare molti semi di soia, un mercato eccezionale – ha aggiunto il presidente Usa -, comprerà soprattutto molti semi di soia dai nostri agricoltori nel Midwest”. Juncker ha confermato: “Per quanto riguarda l’agricoltura, l’Unione europea può importare più soia dagli Stati Uniti, e lo farà”.
Ancora, si intende “aumentare il commercio di servizi, prodotti chimici, prodotti farmaceutici, prodotti medici”. E poi l’impegno a prevenire pratiche commerciali sleali e a riformare l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). La nota congiunta pubblicata al termine dell’incontro tra Juncker e Trump mostra che il peggio sembra essere passato.
Si legge che le due parti intendono “aprire i mercati” e “risolvere” la questione dei dazi sull’alluminio e sull’acciaio, che gli Stati Uniti hanno imposto ai danni dell’Europa. Si vuole superare dunque la fase attuale, e scriverne una nuova, all’insegna di “maggiore equità e maggiore reciprocità” nei rapporti commerciali.
I principi su cui Juncker e Trump hanno trovato un’intesa ricalcano in larga parte lo schema che i partner transatlantici avevano trovato con il Ttip, l’accordo di libero scambio che Stati Uniti e Unione europea hanno provato a negoziare ma senza riuscire a chiudere. Adesso sembrano esserci le basi per avviare una nuova trattativa e mettere ordine quanto meno ai rapporti commerciali tra le due parti.
“Abbiamo deciso di istituire immediatamente un gruppo di lavoro esecutivo dei nostri più stretti consulenti per portare avanti questa agenda congiunta”, si chiarisce nel comunicato congiunto Unione europea-Stati Uniti. Lo stesso gruppo di lavoro, inoltre, “individuerà misure a breve termine per facilitare gli scambi commerciali e valutare le misure tariffarie esistenti”. L’intenzione è di “non andare contro lo spirito di questo accordo”, a riprova della volontà di cooperare.
Dopo l’incontro Juncker ha tenuto un discorso al Centre for Strategic and International Studies (Csis) di Washington nel quale ha sottolineato che “qualunque sia il futuro, la nostra partnership con gli Stati Uniti deve continuare a essere una forza trainante per entrambe le parti e per il mondo. […] E oggi è stata una buona giornata per il partenariato transatlantico, per l’Europa e per gli Stati Uniti d’America”.
Le reazioni
Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas è soddisfatto. “La risposta ad ‘America First’ può essere solo ‘Europe United’. Pertanto – dice in una nota – era così importante che Jean-Claude Juncker si recasse a Washington con il pieno sostegno di tutta l’Ue. Ieri l’Europa ha dimostrato che non si fa dividere. E abbiamo visto che quando l’Europa si presenta unita la nostra parola ha peso. Possiamo così parlare con tutti nel mondo con autoconsapevolezza e su un piano di parità”.
Jean-Claude Juncker secondo il ministro “ha dimostrato che alla fine non conta chi scrive a caratteri più grandi su Twitter, ma conta se si hanno da offrire soluzioni reali o soltanto slogan a forte impatto. Perché anche la base di Trump comincia già a capire che anche gli agricoltori e i lavoratori industriali americani hanno solo da perdere se imponiamo reciprocamente dazi doganali sempre più folli”.
“L’America e l’Europa non sono avversari – sottolinea Maas -. Spero che questa convinzione torni ad essere anche alla Casa Bianca quello che è stata fino a poco tempo fa: un fatto ovvio. Siamo partner e alleati con valori e interessi comuni. Pertanto è positivo che non solo sia superata la questione dei dazi sulle auto, ma anche che abbiamo concordato di lavorare insieme contro le pratiche commerciali sleali e per una riforma della Wto”.
Per l’eurodeputata del Pd Alessia Mosca “l’impegno a lavorare per una riforma del Wto sarebbe davvero un importante passo avanti a beneficio di tutti. Il presupposto per qualsiasi nuovo accordo con gli Stati Uniti è che le tariffe illegali negli Stati Uniti vengano eliminate”.
“Noi socialisti e democratici – afferma Mosca – ci assicureremo che il Parlamento europeo sia coinvolto e che gli interessi dei cittadini europei siano rappresentati in ogni fase di ulteriori negoziati commerciali. Inoltre, sosteniamo solo accordi basati su regole che siano in linea con i nostri valori. Per noi, la protezione dei lavoratori e delle industrie europee rimane una priorità”.
Molto contento di come è andata è il presidente di BusinessEurope Pierre Gattaz, secondo il quale nell’incontro “la ragione ha prevalso. L’agenda per i colloqui tra l’UE e gli Stati Uniti per attenuare l’attuale conflitto commerciale è quella giusta”. Secondo Gattaz “eliminare le tariffe e altri ostacoli al commercio e agli investimenti può portare benefici alle imprese e ai cittadini su entrambe le sponde dell’Atlantico. Le imprese europee sono pronte a dare il loro contributo nelle discussioni tra l’Ue e gli Stati Uniti. Il presidente Juncker e il commissario Malmström hanno svolto un lavoro eccellente”.
“L’intesa tra Unione Europea e Stati Uniti, per fermare la guerra commerciale in atto, è senz’altro una buona notizia per il nostro sistema agroalimentare che esporta sul mercato americano prodotti per un valore di 4 miliardi di euro. Però, alcuni aspetti dell’accordo vanno approfonditi e chiariti”. Commenta così l’intesa il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
Da parte europea, è stato assunto l’impegno ad aumentare le importazioni di soia dagli Stati Uniti; una produzione per la quale la Ue è fortemente deficitaria. Lo scorso anno l’import complessivo dai paesi terzi è ammontato a 32 milioni di tonnellate.
Ma “è in materia di smantellamento delle cosiddette barriere non tariffarie – ha rilevato Giansanti – che potrebbero sorgere le maggiori difficoltà relativamente al commercio di prodotti agroalimentari. Da tempo, ad esempio, gli Stati Uniti si oppongono al divieto di esportazione sul mercato europeo di carni allevate con gli ormoni. Gli Stati Uniti, inoltre, hanno sempre contestato il sistema delle indicazioni geografiche e di qualità dei prodotti agroalimentari dell’Unione”.
La solidità dell’accordo secondo Giansanti “sarà oggetto di una prima verifica nei prossimi giorni, quando il dipartimento americano al Commercio dovrà confermare i dazi preliminari sulle importazioni di olive da tavola dalla Spagna”.
L’Associazione europea dei produttori di automobili (Acea) accoglie anche lei con favore il “dialogo costruttivo” tra Juncker e Trump. “La nostra industria prospera meglio in un ambiente senza barriere commerciali. L’accordo di ieri di avviare negoziati bilaterali che mirano a ridurre gli ostacoli tariffari e non tariffari al commercio di beni industriali è un passo nella giusta direzione verso la riduzione delle tensioni commerciali e l’elaborazione di un’agenda favorevole al commercio”, ha affermato il segretario generale Erik Jonnaert.
“Certo -sottolinea il rappresentante dell’industria dell’auto -, c’è ancora molta strada da fare e molti problemi devono ancora essere risolti. Tuttavia, rimaniamo fiduciosi che il risultato sarà positivo per le economie dell’Ue e degli Stati Uniti, nonché per i consumatori di entrambe le sponde dell’Atlantico”.
Il commercio di auto tra Ue e Usa rappresenta attualmente circa il 10% del commercio totale tra le due aree. I produttori automobilistici attivi in Europa e negli Stati Uniti sono attori globali con interessi in entrambe le regioni.