Bruxelles – Per salvare l’accordo per il nucleare iraniano e i buoni rapporti con Teheran l’Unione europea dovrà fare a meno della Banca europea per gli investimenti. Lo chiarisce il presidente della stessa Bei, Werner Hoyer, nel corso di una conferenza stampa in cui spiega chiaramente come l’istituto comunitario di credito di Lussemburgo “non può” concedere prestiti alla repubblica islamica. Prevedere operazioni con l’Iran, avverte, vorrebbe dire “mettere a rischio il modello di business” della Bei, cosa che Hoyer vorrebbe evitare. Per questo motivo l’Ue deve rinunciare all’idea di utilizzare la Bei per gestire la delicata situazione siriana, e “trovare un modo più intelligente” per tentare di salvare l’accordo sul nucleare.
L’Unione europea è decisa a fare il possibile per colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, che unilateralmente hanno deciso di uscire dall’accordo internazionale, entrato in vigore il 20 gennaio 2014, in base al quale Teheran si impegna a non produrre energia nucleare per fini bellici e in cambio la comunità internazionale normalizza le relazioni con il Paese e rimuove l’embargo economico decretato contro il regime degli ayatollah. L’Ue ha ottenuto del tempo. Il governo iraniano ha fatto sapere sin da subito che si riserva il diritto di recedere a propria volta dagli impegni.
L’uscita di scena della Bei pone certamente degli interrogativi sia sulla tenuta in vita dell’accordo tra Iran e altri partner, sia sulle misure a cui l’Ue dovrà concepire in alternativa alla Banca europea per gli investimenti. La Commissione potrebbe a questo punto chiedere un contributo economico agli Stati membri, ma non è chiaro se su una simile ipotesi i governi troverebbero un accordo.