Bruxelles – Google ha abusato della sua posizione di mercato per limitare la concorrenza nella telefonia mobile. Ha imposto l’utilizzo del proprio sistema operativo Android e delle applicazioni collegate, obbligando produttori di smartphone e tablet a pre-installare le proprie tecnologie e impedendo la vendita di dispositivi con sistemi operativi alternativi. Tutte pratiche “illegali”, secondo la commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, che ha deciso di imporre la multa record di 4,34 miliardi di euro all’impresa americana.
“Google non può pretendere di avere tutta la torta per sè”, scandisce la responsabile dell’Antitrust comunitario. “La supremazione di mercato di per sé non è sbagliata, ma da questa supremazia derivano responsabilità, e secondo le norme dell’Unione europea non si deve impedire agli altri di operare”. Esattamente il contrario di quanto fatto da Google dal 2011. “Siamo qui per svolgere un ruolo semplice, controllare che le imprese rispettino il quadro normativo europeo”.
La Commissione ha stabilito che per sette anni il gigante del web si è macchiata di almeno tre comportamenti contrari alle regole comunitarie: è stato imposto ai produttori di preinstallare l’applicazione Google Search e la sua applicazione di browsing (Chrome) come condizione per la concessione della licenza relativa al portale di vendita di applicazioni di Google (Play Store). Ancora, Google “ha pagato alcuni grandi produttori e operatori di reti mobili affinché preinstallassero a titolo esclusivo l’applicazione Google Search sui loro dispositivi”. Infine, la stessa azienda “ha impedito” ai produttori che desideravano pre-installare le applicazioni Google di vendere anche un solo dispositivo mobile intelligente funzionante con versioni alternative di Android non approvate da Google.
Per queste ragioni è arrivata la supermulta, superiore anche a quella che l’Ue ha imposto lo scorso anno sempre contro Google il suo servizio Shopping di comparazione caratteristiche e prezzi dei prodotti on-line. Anche in quel caso si stabilì abuso di posizione dominante, e si impose la multa da 2,4 miliardi. Oggi la stangata è quasi doppia. “La somma di 4,34 multa rispecchia la dimensione della violazione” delle regole, sottolinea Vestager, che avverte. “Dipende solo da Google porre fine alla situazione di non conformità”. Il che implica il rischio di nuovi provvedimenti futuri.