Bruxelles – Il 18 luglio di cento anni fa nasceva, in un piccolo villaggio del Sudafrica, Rolihlahla Mandela, poi “ribattezzato” Nelson nella scuola segregazionista. Chiamato affettuosamente “Madiba”, il nome datogli all’interno del clan al quale apparteneva, Mandela è stato il padre del Sudafrica liberato dalle atrocità di 43 anni di Apartheid e l’uomo-simbolo, in tutto il mondo, della lotta contro il razzismo e la segregazione razziale. Morì il 5 dicembre 2013, a 95 anni.
La straordinarietà della vita del sudafricano risiede non solo nell’incredibile risultato raggiunto – l’abbattimento del regime nei primi anni ’90 – ma anche, e forse soprattutto, nella tenacia e la forza delle sue idee, sopravvissute incolumi ai 27 anni di carcere e a innumerevoli ostacoli.
Mandela fece parte, sin da giovanissimo, dell’African National Congress, il movimento di opposizione al regime che sarebbe divenuto partito di governo alle prime elezioni multirazziali del Sudafrica nel 1994, grazie alle quali l’uomo politico sudafricano divenne presidente del Paese. L’anno prima, insieme al suo predecessore alla guida del Paese Frederik de Klerk, che fu quello che decise la sua liberazione dal carcere,”Madiba” ricevette il premio Nobel per la Pace.
Fu un vero rivoluzionario, che mescolò nel suo modo di operare diversi metodi di lotta “in voga” all’epoca – l’opposizione non violenta alla Gandhi, la lotta di liberazione e quella armata, il marxismo – e, alla fine, portò nel Paese la democrazia.
“Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. Nelson Mandela
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