Roma – La direttiva Ue sulle armi ha lasciato “scandalizzati” i produttori italiani, perché prevede una marcatura della matricola troppo poco profonda, al punto che “si cancella con una gomma”. A puntare il dito contro la normativa è il Consorzio armaioli italiani (Conarmi), con il suo presidente Pierangelo Perdersoli. Un armiere secondo il quale gli attentati di Parigi del 2016 “hanno fatto nascere una rincorsa alla modifica” delle regole sulle armi, portando all’introduzione di alcune prescrizioni “indiscutibilmente frutto dell’emozione del momento”.
Convocato in audizione alla Camera sul decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue, Pedersoli chiede che, invece della profondità di 0,02 millimetri prevista dall’Ue, si mantenga quella di 0,08 a cui sono abituati i produttori italiani su indicazione del ministero degli Interni, perché “se uno abrade una matricola profonda 0,08 millimetri”, sostiene il numero uno di Conarmi, “la Polizia scientifica è ancora in grado di individuare i numeri”.
Una “seconda questione ancora più grave”, per il rappresentante degli armieri, è prevedere “che la marcatura avvenga prima della messa in vendita dell’arma”. Se la matricola non viene impressa già in fase di produzione, avverte, “potrei trovarmi in magazzino armi senza matricola perché decido di non metterle ancora in vendita, e se mi fanno un furto in azienda” finisce in circolazione un intero arsenale senza numeri di identificazione.
Il punto che tocca più sul vivo gli interessi della categoria è però l’imposizione della marcatura su tutti i componenti essenziali dell’arma. Vorrebbero continuare a marcare solo il fusto invece di dover apporre la matricola anche su canna e otturatore. È sostanzialmente un problema di costi, perché bisognerebbe modificare le linee di produzione dei vari pezzi per poter assemblare ciascun componente con quelli corrispondenti contrassegnati dallo stesso seriale. Un costo che Pedersoli quantifica: “Aggiungere altre due marcature vuol dire una spesa dai 4 ai 5 milioni di euro solo in Italia, senza contare la logistica”.
Una scappatoia però c’è, indica il presidente di Conarmi, perché il testo della normativa europea è “scritto in una maniera tale che si presta a una duplice interpretazione, per cui bisogna scegliere”. Lo schema di decreto legislativo opta per l’interpretazione della singola marcatura. Lo sottolinea l’altro portatore di interessi, Silvis. Per il direttore generale di Anpam, il testo in esame “raccoglie correttamente le indicazioni della direttiva” Ue, “richiedendo la marcatura solo di una delle parti essenziali”. L’esponente di Anpam lamenta però una “tendenza della Commissione europea a forzare le norme esistenti e a richiedere con atti esecutivi la inutile marcatura di tutte le parti essenziali, violando non solo la direttiva ma anche le indicazioni Onu in materia, ratificate appena due settimane fa a New York”. La richiesta conseguente richiesta al governo è “di essere impegnato in sede europea per evitare queste violazioni”.