Bruxelles – Tra i consumatori è popolare, ma non sembra esserlo altrettanto nelle condizioni del servizio offerto al pubblico. Almeno questo è il giudizio della Commissione europea, che mette pressione a Airbnb, la compagnia statunitense di prenotazione di case private quale alternativa al più classico albergo. Airbnb è sempre più utilizzato per programmare vacanze e riservare il posto dove dormire, ma secondo l’esecutivo comunitario l’attività economico-commerciale operata colpi di click avviene in maniera contraria alle normative comunitarie.
Prezzi non chiari, troppa disparità tra diritti dell’operatore e quelli del cliente, nessuna informazione sull’identità di chi mette a disposizione l’immobile. Tutte storture che secondo l’Ue vanno eliminate. Per questo Bruxelles e la rete delle autorità nazionali dei consumatori mette Airbnb nel mirino. “La popolarità non può essere una scusa per non rispettare le regole dei consumatori dell’Ue”, sottolinea il commissario per la Tutela dei consumatori, Vera Jourova, che concedere fino a tutto agosto per mettersi in regola.
Almeno due le direttive che Airbnb starebbe violando: quella sulle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori e quella riguardante le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori.
Per quanto riguarda il primo testo normativo, si chiede all’impresa Usa di “modificare il modo in cui presenta le informazioni sui prezzi dalla ricerca iniziale sul loro sito Web”. Ciò al fine di garantire che, ogni volta che vengono offerte le proprietà, al consumatore sia fornito il prezzo totale comprensivo di tutti gli oneri e le tariffe obbligatorie applicabili, come il servizio e la pulizia addebiti. Ancora, va fatto in modo che quando non è possibile calcolare in anticipo il prezzo finale, si informi chiaramente il consumatore che potrebbero essere applicati costi aggiuntivi. In secondo luogo si chiede di identificare chiaramente se l’offerta è fatta da un privato o da un professionista, poiché le regole di protezione del consumatore in quel caso differiscono.
La direttiva sulle clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori richiede che i termini e le condizioni standard non creino uno squilibrio significativo tra le parti. Secondo l’Ue e la rete delle Autorità dei consumatori, non è questo il caso di Airbnb, a cui si rimprovera in primo luogo di non poter decidere unilateralmente e senza giustificazione sui termini da far rimanere in vigore in caso di risoluzione di un contratto. Ancora, critica l’Ue, “Airbnb non può privare i consumatori dei loro diritti legali di base per citare in giudizio un proprietario in caso di danno personale o altri danni”, così come la stessa compagnia “non può modificare unilateralmente i termini e le condizioni senza informare chiaramente i consumatori in anticipo e senza dare loro la possibilità di annullare il contratto”.
Più semplicemente i termini di servizio “non possono conferire a Airbnb un potere illimitato e discrezionale”, soprattutto per quanto riguarda la rimozione dei contenuti;
La risoluzione o sospensione di un contratto da parte di Airbnb dovrebbe essere spiegata ai consumatori, regolata da regole chiare e non dovrebbe privare il consumatore del diritto a un adeguato risarcimento o al diritto di presentare ricorso.
“I consumatori devono facilmente capire per cosa e quanto dovrebbero pagare per i servizi e avere regole eque”, afferma Jourova. “Mi aspetto che Airbnb segua rapidamente le soluzioni giuste”. Entro la fine di agosto Airbnb dovrà presentare proposte di soluzioni dettagliate per il rispetto delle regole Ue. Se le proposte della società non saranno considerate soddisfacenti, le autorità dei consumatori potrebbero decidere di prendere i provvedimenti del caso, che potrebbe anche non finire qui. Perché, evidenzia Jourova, “ci sono aspetti legati alla concorrenza, di competenza della mia collega Margrethe Vestager, e sappiamo che le regole sulla concorrenza sono molto severe”.