Roma – Pochi risultati, pochissimi, e per giunta tutti da verificare nelle prossime settimane. Il bilancio del primo Consiglio Ue di Matteo Salvini da ministro degli Interni è magro. Anche se lui non perde la voglia di scherzare e lo fa sui mondiali di calcio: “Al collega francese ho fatto gli auguri per la finale di domenica” Francia-Croazia, ha dichiarato prima di aggiungere: “Però ho fatto la foto col croato”. Su tutti i punti per i quali si è battuto nell’incontro di Innsbruck ha ottenuto sì degli impegni a parole, “ma con le parole ci faccio poco”, ha riconosciuto lo stesso leader della Lega in conferenza stampa dopo la riunione dei 28. “Bisogna passare ai fatti”, ha incalzato dopo che nel suo intervento davanti ai colleghi, irritualmente trasmesso in diretta streaming su Facebook, aveva ammonito: “il mio problema è oggi, non tra sei mesi”.
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“Le espulsioni devono essere oggetto di accordi europei, non lasciati all’iniziativa dei singoli Stati”, ha dichiarato in Consiglio iniziando l’elenco delle richieste italiane. “Se il presidente [della Commissione europea Jean Claude] Juncker vuole un accordo di libero scambio con la Tunisia entro il 2019, in questo accordo deve essere scritto che la Tunisia deve riammettere i propri cittadini non riconosciuti come profughi” in Europa. “Juncker deve dimostrare di esistere”, ha tuonato Salvini fuori, davanti ai giornalisti, criticando forse uno dei meno responsabili dell’assenza di una risposta europea sulla questione migratoria. Tant’è che lo stesso vicepresidente del Consiglio ha riconosciuto l’impegno dell’esecutivo comunitario, ringraziando il commissario per le Migrazioni Dimitris “Avramopoulos, per aver chiesto che gli accordi di riammissione vengano sottoscritti a livello europeo”.
“L’Unione dovrebbe riconosce quelli libici come porti sicuri”, ha suggerito ai ministri invitando a “rispettare il lavoro delle autorità libiche”. Poi ha aggiunto, in chiara polemica con le recenti prese di posizione di Bruxelles sull’idea di rimandare i naufraghi nel Paese nordafricano, che “non si può parlare di respingimenti quando bisogna collaborare con le autorità e ringraziare la Guardia costiera (libiche, ndr) per il lavoro e la protezione che stanno offrendo”.
“Chiedo ai colleghi di riesaminare le regole delle missioni navali europee nel Mediterraneo”, ha detto Salvini ai 28 colleghi reiterando un tentativo già andato male al suo predecessore, Marco Minniti. L’attuale capo del Viminale critica il fatto che le operazioni Themis e Sophia, secondo gli accordi, facciano sbarcare in Italia tutti i migranti soccorsi nel Mediterraneo. Solo la missione Sophia, riferisce, ha portato in Italia 45mila persone, “non si può agevolare il traffico di esseri umani”, ha accusato.
Nel mirino anche le Ong. Il ministro ha chiesto un non ben precisato “intervento europeo” sulle organizzazioni umanitarie che armano navi per i soccorsi nel Mediterraneo, “perché spesso hanno interessi non solidaristici ma economici dietro il loro operato”. Quale intervento si possa assumere è lasciato alla libera creatività dei colleghi. Quel che è certo è che il ministro appare intenzionato a proseguire nella linea di chiusura dei porti a queste navi. “Non lascio a privati, con dubbi finanziamenti e dubbi equipaggi, la gestione del fenomeno migratorio”, ha pontificato.
Il dossier sui centri di identificazione in paesi terzi, i cosiddetti ‘hot spot esterni’, è ancora sul tavolo, ha riportato Salvini che però, dopo i niet di Libia, Tunisia e Algeria ad accoglierne sul proprio territorio, sembra molto scettico sulla possibile realizzazione: “Se la presidenza austriaca riesce a farli porto una bottiglia di Amarone”. Non ci crede molto, ma lancia la proposta che ad accogliere qusti hot spot esterni “siano i paesi in preadesione all’Ue. È giusto che tocchino con mano il bello dell’Unione europea”, ha dichiarato.
Sul tema dei movimenti secondari, ovvero la riammissione in Italia dei migranti che hanno presentato richiesta di asilo in Italia e poi sono andati in altri Paesi, il titolare degli interni continua a mantenere la posizione di netto rifiuto. “Alla gentile richiesta del collega tedesco (Horst Seehofer) di riprendere i migranti provenienti dall’Italia, ho risposto con un altrettanto cortese no grazie”, ha fatto sapere Salvini.
“Qualsiasi discorso di riammissione di profughi o di rifugiati in Italia verrà dopo la soluzione dei problemi italiani”, ha avvertito il ministro, che “a fine luglio” promette “un check di che cosa è cambiato”. La prossima settimana ci sarà infatti un incontro di “tecnici” di Italia, Austria e Germania, a Vienna, “per iniziare ad affrontare le questioni”. Probabilmente lì si parlerà di movimenti secondari. È però un altro appuntamento, sempre la prossima settimana, che sarà davvero decisivo: quello per la discussione di nuove regole per le missioni Sophia e Themis. Quell’appuntamento dirà “se siamo più bravi e fortunati” del governo precedente, riconosce Salvini che però non appare troppo convinto di convincere i 28 ad accettare di distribuire non solo in Italia i migranti soccorsi. Anche perché serve un voto unanime, e “vedremo se ci sarà l’unanimità come nei ringraziamenti”, ha provocato il ministro. Infine, l’ulteriore appuntamento che il titolare degli Interni attende a scadenza ravvicinata è l’avvio di “due missioni in Paesi nordafricani importanti per la gestione del fenomeno migratorio”. In conclusione, ha sintetizzato, “abbiamo qualche settimana” e “l’Europa, o cambia adesso o non cambia più”.