Bruxelles – Tempi duri per la cancelliera tedesca Angela Merkel, dopo che il ministro degli Interni del suo governo Horst Seehofer ha minacciato le dimissioni la notte di domenica 1 luglio, insoddisfatto da quanto portato a casa da Merkel sui migranti al vertice europeo.
Seehofer è alla testa del partito Csu che ha un ruolo di primo piano nella coalizione della cancelliera, formatasi appena tre mesi fa dopo mesi di estenuanti trattative. Più tardi, lunedì 2 luglio, si terranno i colloqui tra i due nel tentativo di ricucire lo strappo.
Il ministro degli Interni di Berlino, avrebbe voluto che la cancelliera tornasse a casa da Bruxelles con in mano un accordo per respingere i migranti alle frontiere e rimandarli nel Paese di primo approdo, e ha giudicato a posizione di Merkel troppo soft.
“I risultati del Consiglio non sono in linea con le nostre proposte di respingimenti alla frontiera”, era stato il commento del ministro dell’Interno sulle decisioni di Merkel.
Domenica sera, la Cdu della cancelliera aveva espresso il suo supporto all’esito del Consiglio – vista come l’unica soluzione “europea” possibile oltreché necessaria – votando una risoluzione.
A seguito della risoluzione, Seehofer aveva annunciato le sue dimissioni non solo da ministro ma anche da guida della Csu, ma era stato persuaso da i suoi compagni di partito a fare un ultimo tentativo di riconciliazione con Merkel.
Un’eventuale uscita dal governo di Seehofer potrebbe mettere in seria crisi il governo della cancelliera, già vittima di un calo di consensi dovuto proprio alle sue politiche migratorie giudicate troppo lassiste, che hanno anche alimentato la crescita dei consensi dell’estrema destra AfD.
“La situazione è seria” ha ammesso Merkel, consapevole che non sarà facile trovare una soluzione e che, in caso di una fuoriuscita di Seehofer, sarebbe probabilmente costretta a includere i Verdi nel suo governo o ad andare a elezioni anticipate – con lo spettro dell’estrema destra che incomberebbe.
Ma la questione, complicata, non riguarda soltanto la situazione di politica interna tedesca, ma anche il futuro della libera circolazione nell’Ue – già messo ripetutamente in crisi negli ultimi tempi.
Da tempo Seehofer lavorava a un piano per cambiare la politica migratoria tedesca, che prevedeva rimpatri di massa e respingimenti ai confini dei migranti già registrati altrove.Il piano, avrebbe, in particolare, costretto i governi del fronte meridionale dell’Ue a riprendersi i migranti ma, mentre Grecia e Spagna avevano acconsentito, l’Italia si era opposta.
Il primo luglio Merkel aveva spiegato, parlando in televisione, che l’Italia voleva prima ridurre i flussi dei migranti sulle coste. Aveva anche detto che un accordo per i respingimenti non “sarebbe stato possibile” a meno di rischiare un effetto domino di chiusura di confini di Paesi europei per evitare di riprendersi i migranti – e la fine definitiva di un già vacillante Schengen.