Bruxelles – I leader europei sono preoccupati per il mancato accordo tra Unione e Regno Unito sul confine tra Irlanda e Irlanda del nord dopo la Brexit – cui si aggiunge la questione di Gibilterra – e invitano a prepararsi a qualsiasi scenario, incluso un “no deal”.
Il Consiglio, si legge nelle conclusioni, esprime “preoccupazione” per i mancati “progressi sostanziali in merito all’accordo su una soluzione di salvaguardia (backstop) per l’Irlanda/Irlanda nel Nord” e per “l’applicazione territoriale dell’accordo di recesso” in merito a “Gibilterra”.
Di conseguenza, è scritto nel documento finale, bisogna “prepararsi a tutti i livelli e a tutti gli esiti possibili”, il che significa, in parole povere, anche all’ipotesi di un non accordo.
La questione del divorzio tra Gran Bretagna e Ue è stato il tema principale della seconda giornata del vertice dei capi di Stato e di governo, che si sono riuniti il 29 giugno in un formato “a 27”, cioè senza Londra al tavolo.
“C’è molto da fare e le cose più difficili non sono state risolte” ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk il 29 giugno al termine del vertice. “Se vogliamo concludere questo autunno, questa è l’ultima chiamata a mettere le carte sul tavolo”, ha concluso il padrone di casa.
“Grandi e gravi divergenze” rimangono sullo status del confine irlandese dopo la Brexit, ha detto invece il capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier al suo arrivo alla seconda giornata del vertice.
Le negoziazioni “stanno facendo progressi” ma “il tempo è poco e vogliamo un accordo che funzioni” ed è per questo che attendiamo “proposte realistiche e attuabili” da parte britannica, ha aggiunto Barnier.
L’opzione proposta dall’Unione in merito al confine – che il Regno Unito vorrebbe limitata nel tempo – prevede che l’Irlanda del Nord, parte del Regno Unito, rimanga de facto nell’Unione doganale dell’Ue e soggetta ai regolamenti europei.
Barnier ha parlato anche di una delle principali preoccupazioni britanniche relative al post-divorzio con l’Unione, ovvero quella della cooperazione nell’ambito sicurezza, che, però, ha spiegato il politico francese, è vincolata al rispetto delle condizioni previste dall’Ue.
L’obiettivo – ha detto Barnier – è quello di avere una “partnership ambiziosa tra Regno Unito e Unione su sicurezza e commercio”. Tuttavia, ha aggiunto il capo negoziatore, la cooperazione deve avere come conditio sine qua non il rispetto “dell’integrità del mercato unico, l’indivisibilità delle quattro libertà, l’autonomia della capacità decisionale dell’Unione e il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini europei”.
Durante la prima giornata del summit, la prima ministra britannica Theresa May aveva esortato i leader a considerare l’importanza della “sicurezza dei nostri e vostri cittadini”, spiegando che è necessario raggiungere “l’obiettivo cruciale” di un accordo di sicurezza globale, senza il quale il Regno Unito “non sarebbe in grado di condividere avvertimenti in tempo reale per le persone ricercate, compresi i criminali gravi”.
In caso di mancata cooperazione, “la nostra capacità collettiva di mappare le reti terroristiche in tutta Europa e portare i responsabili alla giustizia sarebbe ridotta”, ha aggiunto May.
“Non c’è stata una soluzione per il confine irlandese” durante i negoziati sulla Brexit, ma, sulle altre questioni, il “Regno Unito ha ben cooperato con uno spirito europeo” e sarà “importante” continuare dopo la Brexit a impegnarsi per “accordi bilaterali” anche in merito alla sicurezza, ha concluso la cancelliera tedesca Angela Merkel al termine del summit.