AGGIORNAMENTO: Il 27 giugno Malta ha aperto il suo porto alla Lifeline, che dovrebbe attraccare in serata,e sarà poi messa sotto sequestro “perché ha ignorato le direttive delle autorità italiane, violando il diritto internazionale, ha spiegato il premier Joseph Muscat.
Bruxelles – “Ho appena sentito al telefono il premier maltese Joseph Muscat: la nave dell’Ong Lifeline attraccherà a Malta”. Così aveva dichiarato oggi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, prima che arrivasse la mezza smentita da fonti del governo di La Valletta, le quali avvertivano che per l’ok sarebbe servita la disponibilità di altri Paesi europei ad accogliere i 233 migranti soccorsi dall’organizzazione umanitaria nel Mediterraneo.
“In realtà il consenso da parte del governo maltese all’attracco della nave dell’Ong dipende dall’accordo tra altri sei Paesi membri per la distribuzione dei migranti a bordo”, affermano le fonti vicine al governo di Joseph Muscat. I giornali maltesi precisano che quattro Stati membri Ue hanno confermato la propria disponibilità ad accogliere i migranti, ossia Italia, Malta, Francia e Portogallo, ma manca ancora il sì di Germania, Spagna e Paesi Bassi. Infatti, alle 19,43, dall’Ong fanno sapere via Twitter di non aver ricevuto ancora il permesso di entrare in acque maltesi.
We received a message from Malta at 6pm saying we are not allowed to enter territorial waters. We can therefore not confirm what is spread in media so far.
— MISSION LIFELINE INTERNATIONAL e.V. (@SEENOTRETTUNG) June 26, 2018
Muscat sottolinea la necessità di “prevenire l’escalation di una crisi umanitaria tramite la condivisione delle responsabilità sull’accoglienza dei migranti da parte di una parte di Paesi membri volontari”. Dunque sono apparse premature le dichiarazioni del premier Conte, il quale aveva aggiunto che “l’Italia farà la sua parte accogliendo una quota di migranti che sono a bordo della Lifeline, con l’auspicio che gli altri Paesi Ue facciano lo stesso”. “Abbiamo fatto questa scelta coerentemente con il principio cardine della nostra proposta sull’immigrazione, secondo cui chi sbarca sulle coste italiane, spagnole, greche o maltesi sbarca in Europa”, ha aggiunto Conte.
Ugualmente premature sono apparse le parole del ministro dell’Interno Matteo Salvini, il quale, in un tweet, aveva manifestato nel primo pomeriggio la propria soddisfazione per aver respinto, dopo l’Aquarius, anche la seconda nave “fuorilegge” dell’Ong Lifeline, diretta secondo le aspettative del leader leghista a Malta.
https://twitter.com/matteosalvinimi/status/1011582502081847297
Intanto La Valletta ha annunciato di stare compiendo, nelle ultime 48 ore, “uno sforzo diplomatico considerevole per trovare una soluzione al caso della nave Lifeline aggravato dall’inerzia dei Paesi Ue”. “Lifeline sarà sottoposta a indagine per accertarne l’effettiva nazionalità e il rispetto delle norme di diritto internazionale da parte dell’equipaggio”, ha dichiarato il governo maltese unendosi alle perplessità del governo italiano sulla regolarità del natante.
La Guardia Costiera italiana, tramite le parole del comandante ammiraglio Giovanni Pettorino, fa sapere che risponderà sempre alle chiamate di soccorso, da qualunque parte provengano, “in linea con un obbligo giuridico che sentiamo anche moralmente”. Amareggiata è stata la reazione da parte dei vertici dell’Ong Lifeline. “Non abbiamo ricevuto nessun messaggio diretto da alcun governo dell’Ue”, dichiara l’Ong, “siamo felici del sostegno maltese, ma ora abbiamo bisogno che altri Stati membri accolgano una quota di migranti”. “Questa è la richiesta di Malta ed è anche la nostra richiesta”, concludono i vertici di Lifeline.
Nel frattempo la nave Aquarius dell’Ong Sos-Méditerranée – dopo essere stata respinta dall’Italia e aver rifiutato per l’eccessiva distanza l’offerta del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez di un approdo a Valencia, si è vista negare l’autorizzazione allo sbarco anche da Malta e si dirigerà verso il porto francese di Marsiglia per uno scalo tecnico. “Siamo rimasti molto perplessi rispetto al rifiuto della Valletta”, ha dichiarato oggi il direttore delle operazioni di Sos-Méditerranée Frédéric Penard. “Non è affatto una buona notizia”, ha detto la cofondatrice di dell’organizzazione Sophie Beau, “perché siamo costretti a navigare per altri giorni mettendo ulteriormente a rischio vite umane”. “In vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi, faccio un appello ai leader Ue affinché istituiscano in via d’urgenza un sistema di salvataggio permanente nel Mediterraneo”, ha concluso Beau.
Oggi il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha sollecitato i leader Ue a “smetterla di polemizzare tra di loro e trovare una soluzione il prima possibile per fermare e gestire i flussi migratori”. “Occorre anche”, ha proseguito Tajani, “chiudere il corridoio libico tramite un piano gemello a quello Ue-Turchia sui migranti, investendo 6 miliardi di euro nel Fondo fiduciario per l’Africa e regolamentare l’attività delle Ong”. A luglio il presidente del Parlamento europeo si recherà in Libia e Niger, dove auspica possano essere allestiti campi e centri di protezione per i migranti con la presenza dell’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e dell’Ue.
“Dobbiamo lavorare sulle relazioni Europa-Libia in modo da per far diventare il Paese un punto di riferimento stabile nella regione”, ha proseguito Tajani, il quale ha concluso annunciando che, per la riforma del regolamento di Dublino, riproporrà ai leader riuniti in Consiglio il testo approvato dal Parlamento, “unica base di dialogo equilibrata che può coniugare fermezza e solidarietà”.
Intanto il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, nel suo intervento odierno nel consiglio Affari generali a Lussemburgo, ha concordato con la posizione assunta dal premier Conte. Moavero Milanesi ha ribadito il piano in dieci punti che il presidente del Consiglio aveva presentato al minivertice informale sui migranti di domenica scorsa, tra i quali spiccavano le proposte di introdurre centri di protezione internazionale nei Paesi di transito fuori dall’Ue, di superare il principio della responsabilità esclusiva del Paese di primo approdo, di distinguere tra migranti economici e quelli bisognosi di protezione internazionale e, infine, di predisporre centri di accoglienza in più Paesi europei, non solo in quelli di primo arrivo.