Bruxelles – Almeno 70 milioni di maialini in tutta l’Ue sono sottoposti ogni anno alla castrazione chirurgica senza anestesia e analgesia. Si tratta di una pratica violenta, poco nota ai consumatori, finalizzata a evitare, al momento del consumo di carne suina, l’odore di verro che si sprigiona, nel 5 per cento circa degli animali, durante la cottura delle carni di suini maschi non castrati.
E’ scientificamente dimostrato che questo intervento chirurgico, insieme alla mozzatura della coda che 2,8 miliardi di maiali hanno subito nonostante questa pratica sia stata vietata dall’Ue nel 2003, è fortemente doloroso. Per questo è oggetto di campagne da parte di alcune Ong, quali Compassion in World Farming (Ciwf) ed Eurogroup for Animals, contro le mutilazioni animali. “Le priorità”, sostiene Ciwf, “a prescindere che si tratti di allevamento convenzionale o biologico, dovrebbero essere azzerare la sofferenza degli animali, evitare di infliggere ferite spesso portatrici di infezioni, ridurre i tassi di mortalità animale anche mediante l’uso degli antibiotici ed accrescere i vantaggi per l’ambiente”.
La pratica non è diffusa in tutti i Paesi. Ad esempio nel Regno Unito, secondo i dati di Slow Food sul 2016 il 100% dei suini non sono sottoposti alla castrazione; in Spagna si è abbandonata in parte, secondo la destinazione finale delle carni; in Italia, invece, il 100% dei suini maschi vengono castrati. Un paio di anni fa il conduttore televisivo Edoardo Stoppa, che si occupa molto di sanità animale, lanciò una petizione contro questa pratica, che sfiorò le 200mila adesioni. “Esistono valide alternative che necessitano di un’accurata analisi; una di queste consiste nella somministrazione di un vaccino, che agisce nell’animale inibendo la formazione dell’ormone che causa l’odore di verro”, scriveva nelle motivazioni Stoppa.
Studi scientifici hanno dimostrato che il vaccino non presenta effetti collaterali sulla salute dell’animale, non modifica il sapore né la qualità della carne e non ha alcuna conseguenza sulla salute dei consumatori”.
“Dolorose pratiche chirurgiche eseguite dagli allevatori europei, come la mozzatura della coda e la castrazione senza anestesia, sono una triste realtà della suinicoltura di oggi, pur essendo del tutto non necessarie perché esistono alternative economicamente e tecnicamente realizzabili, quali l’ingrassamento dei suini, la castrazione con analgesia e anestesia e la vaccinazione contro l’odore di verro”, sostiene la direttrice di Eurogroup for Animals Reineke Hameleers. “La mancata applicazione della Direttiva 2008/120/CE sulla protezione dei suini nella maggior parte degli Stati membri”, ha proseguito Hameleers, “è un esempio lampante dell’inerzia delle autorità nazionali e comunitarie di regolamentazione quando forti interessi economici sono in contrasto con il benessere degli animali”. “Per questo abbiamo lanciato la nostra campagna ‘EndPigPain’, con la speranza di convincere i ministri dell’agricoltura dei Paesi membri a interrompere e vietare queste pratiche disumane entro il 2024 e a dare attuazione alla direttiva Ue sulla protezione dei suini”, ha concluso la direttrice di Eurogroup for Animals.
La posizione dei consumatori è diversificata in Europa e nel Mondo. In alcuni Paesi rifiutano carni che hanno subito trattamenti chimici, come è ad esempio l’anestesia; così è, tra gli altri, in Spagna e Grecia, mentre nel Nord europa un uso controllato viene accettato dagli acquirenti. In Cina, Giappone e Corea è impossibile commercializzare suini che abbiano subito trattamenti con farmaci di questo tipo, perché i consumatori li rifiutano. “C’è poi da dire – spiega Paolo Patruno di Clitravi, l’associazione europea dei trasformatori delle carni – che per alcuni tipi di prodotti, di qualità molto alta come il prosciutto Pata Negra, l’uso di elementi chimici influirebbe molto nelle qualità del prodotto finale”.
Nel 2010 la Commissione europea e la presidenza semestrale di turno belga del Consiglio Ue, raccogliendo le istanze degli allevatori europei, dell’industria della carne, dei commercianti al minuto, degli scienziati, dei veterinari e delle Ong del settore, lanciarono congiuntamente la Dichiarazione europea sulle alternative alla castrazione chirurgica dei suini, il cui obbiettivo era eliminare progressivamente la pratica entro il 2018. Tuttavia, come dimostra un recente studio scientifico condotto dalla Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare, “progressi molto limitati sono stati fatti, negli ultimi dieci anni, sull’impiego dell’anestesia e/o dell’analgesia nella castrazione di suini maschi, sia dal punto di vista scientifico sia da quello tecnico”. L’unico documento legale comunitario che affronta la questione del benessere degli animali è il nuovo regolamento Ue, del Parlamento europeo e del Consiglio, in materia di produzione biologica.
“Per quanto concerne la castrazione chirurgica dei maiali, gli impegni su base volontaria nell’Ue sono chiaramente e miseramente falliti e rimangono nell’ambito delle buone intenzioni”, ha detto in proposito la presidente dell’Intergruppo del Parlamento europeo per il benessere e la conservazione degli animali Sirpa Pietikäinen. “Mi chiedo perché la direzione generale Agricoltura della Commissione europea, che ha fissato, insieme agli Stati membri, il benessere degli animali con alti standard nel primo pilastro della nuova politica agricola comune (Pac), non si faccia promotrice di proposte concrete per porre fine a questa barbarie”, si è infine domandata Pietikäinen.
Eppure un sistema esiste per non eseguire questa pratica che troppo spesso viene eseguita in maniera che appare barbara. Oltre ad anestetici ed analgesici da usare al momento della castrazione, da quasi dieci anni esiste un prodotto, una sorta di “vaccino” che può essere inoculato nell’animale giovane, che produce gli stessi effetti della castrazione, tutelando cioè la qualità delle carni e le loro caratteristiche organolettiche, ma senza un intervento chirurgico che viene, di norma, praticato direttamente dall’allevatore, senza anestesia e senza l’intervento di un veterinario. La Commissione però, nelle sue politiche sul benessere animale, non sembra promuovere questa pratica, utilizzata già in alcuni Paesi Ue. Forti pressioni perché questo non avvenga arrivano dagli allevatori, sia per ragioni economiche nell’allevamento del maiale sia per le possibili reazioni dei consumatori.
La “vaccinazione” ha benefici ambientali perché i suini sono in grado di crescere sani e rimanere integri per la maggior parte della loro vita sviluppando capacità digestive di gran lunga superiori rispetto agli altri suini castrati. Questo, sostengono i supporter del prodotto che si chiama Improvac, si traduce in vantaggi per l’ambiente perché, come dimostrano gli studi scientifici di settore, la migliore digestione indotta nell’animale dal vaccino si manifesta nella riduzione del 3,6% di anidride carbonica nell’atmosfera che equivale a togliere dalla circolazione 1,8 milioni di automobili ogni anno.
La normativa tedesca sul benessere degli animali è l’unico documento legale nazionale nell’Ue che intende porre fine alla castrazione dei maiali senza anestesia e analgesia entro gennaio 2019. Tuttavia, perfino in Germania si assiste al dibattito tra coloro che vogliono rispettare la scadenza del periodo transitorio, che, al momento dell’approvazione della legge nel luglio 2013, venne fissata al primo gennaio 2019, coloro che vogliono che il periodo di transizione venga esteso oltre il 2019 e chi sostiene che, mediante una modifica della legge, si debba perseguire solo l’obbiettivo di ridurre la sofferenza dei suini, non di eliminarla. In ogni caso la castrazione rimane una mutilazione dolorosa, anche se compiuta con anestesia e analgesia, in grado di ridurre, non eliminare il dolore.
Intanto gli avvocati di Greenpeace si sono espressi a riguardo, affermando che è illegale proseguire con la castrazione dei suinetti senza anestesia, vista l’esistenza di pratiche meno dolorose, e raccomandano di adottare la vaccinazione, mettendo in chiaro che i vaccini non contengono ormoni che mettono a rischio la salute dei consumatori. Al contrari l’anestesia, non essendo stata studiata per ogni tipo diverso di maiale ma essendo un prodotto “generico” per la maggior parte delle specie, causa problemi e malesseri nell’animale che vanno avanti per molti mesi.
La vaccinazione viene impiegata nel settore della suinicoltura, compresa l’agricoltura biologica, da oltre quindici anni in tutto il mondo e nell’Ue fin dalla sua autorizzazione nel 2009. Secondo la DG Agricoltura della Commissione europea nei vaccini “è contenuto un ormone o una sostanza simile non confacente alle norme del regolamento europeo”. Questa posizione contrasta con la valutazione espressa dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) e con l’opinione di autorevoli scienziati, delle Ong e degli avvocati di Greenpeace.
Secondo le norme del diritto comuntario, la Commissione ha la facoltà di esprimere la propria opinione sulla legislazione vigente e sull’eventuale introduzione delle pratiche di castrazione immunologica negli allevamenti biologici. Tuttavia quella della Commissione rimane un’opinione non vincolante e spetta agli Stati membri riuniti nel Consiglio prendere una decisione finale in materia. Sebbene un recente parere giuridico sul nuovo regolamento Ue in materia di produzione biologica confermi che la castrazione immunologica a base di gonadotropina rispetti i termini del regolamento stesso, la comunità di allevatori biologici appare tuttora divisa sulla questione, la maggior parte dei quali a causa della posizione assunta dalla DG Agricoltura a riguardo.
In un appello indirizzato da Eurogroup for Animals al ministero dell’agricoltura britannico, la stessa Greenpeace denuncia l’importazione da parte del Regno Unito di prodotti suini provenienti da Paesi come Italia e Spagna dove, per produrre prosciutti stagionati e macellare le carni, i maiali sono sottoposti a castrazione senza anestesia e a pratiche eccessive di ingrassamento. Infine, Eurogroup for Animals rivolge un accorato invito al ministero dell’agricoltura britannico a sostenere il divieto di castrazione chirurgica e ad agire immediatamente per porre fine alla mutilazione dei suini.