dall’inviato
Lussemburgo – L’Italia inizia a non subire più le decisioni e le scelte altrui in materia di immigrazione. Una rottura con il passato merito anche dell’azione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che aveva fatto trapelare di voler disertare il mini summit di domenica se la base fosse stata la bozza di conclusioni ritenuta inaccettabile da Palazzo Chigi. Luigi Di Maio, al suo debutto in Consiglio Ue in veste di ministro del Lavoro e vicepresidente del Consiglio, non può non esprimersi su quello che si consumava mentre i ministri per l’Occupazione e gli affari sociali dei Ventotto discutevano a Lussemburgo. “E’ stato dimostrato rispetto per l’Italia”, sostiene commentando il dietro-front tedesco sulle conclusioni dell’appuntamento di fine settimana. E più tardi gli tocca rispondere anche a un nuovo attacco di Macron contro i populisti che “sono come la lebbra”.
“Il fatto che la cancelliera tedesca Angela Merkel dica che il testo verrà ritirato è comunque un segnale di rispetto per il Paese”, che finora ha fatto tanto per cercare di gestire i flussi migratori. “L’Italia vuole essere trattata come gli altri”. Vuol dire, spiega Di Maio, che l’Europa deve “aiuti nella questione migratorio prima di tutto non pretendendo più che tutti quelli che arrivano in Italia non siano un problema solo dell’Italia”. Quindi “ha fatto bene Giuseppe Conte” a minacciare di disertare il tavolo, costringendo i partner a riconsiderare la loro posizione. Perchè, sottolinea, “siamo uno stato sovrano, un Paese dell’Ue alla pari con gli altri” e per questo “la cosa più sana da fare è ricominciare a riscrivere la bozza insieme”. Si può lavorare soltanto così. “Se c’è già una bozza che ci viene propinata dagli altri paesi è un atteggiamento che non possiamo accettare”.
Di Maio annuncia e chiede un cambio di rotta. Il cambio è quello imposto dal governo 5Stelle-Lega, e quello che dovrà seguirne. “Ho sempre pensato che il problema non fossero gli altri leader, ma quelli italiani che hanno sempre chinato il capo” sulle questioni migratorie. Il leader pentastellato pretende collaborazione europea per “creare gli hotspot in Africa, per evitare che i migranti partano” verso il territorio dell’Ue. Mentre sul fronte italiano, Di Maio evoca una riforma del sistema di rendicontazione dei fondi gestiti dalla organizzazioni per l’accoglienza, così da controllare e “ridurre il business” legato ai richiedenti asilo.
Sull’immigrazione il vicepremier non intende cedere di un millimetro. Così replica al presidente francese, Francois Macron. L’inquilino dell’Eliseo se la prende anche con l’Italia, seppure non citata esplicitamente. “I nostri amici vicini dicono le cose peggiori e noi ci abituiamo. Fanno le peggiori provocazioni e nessuno si scandalizza”, dice il presidente francese. Basta guardare con chi confinano i transalpini e cosa è successo con la nave Aquarius per capire a chi si riferisca il presidente francese, che tuona contro i populisti: “Li vedete crescere come la Lebbra, un po’ ovunque in Europa, in Paesi in cui credevamo fosse impossibile vederli riapparire”. Di Maio non ci sta. “La vera lebbra è l’ipocrisia di chi respinge gli immigrati a Ventimiglia e vuole farci la morale sul diritto sacrosanto di chiedere una equa ripartizione dei migranti. La solidarietà o è europea o non è”.
Il ministro del Lavoro inizia quindi la sua battaglia europea per l’introduzione in tempi rapidi di un reddito di cittadinanza in Italia. Una questione discussa con il commissario europeo responsabili, Marianne Thyssen, ed in particolare con l’omologo tedesco Hubertus Heil. L’obiettivo è duplice: in Italia si intende potenziare e ridisegnare i centri per l’impiego così da consentire agli stessi centri di dare la giusta formazione a chi cerca lavoro e rispondere alle esigenze delle imprese e del mercato del lavoro. In tal senso si può immaginare di utilizzare i fondi comunitari.
“Voglio partire subito”, chiarisce Di Maio. “Voglio mettere in piedi i centri per l’impiego entro quest’anno, e lavorerò giorno e notte per raggiungere l’obiettivo”. Il reddito di cittadinanza rientra inoltre nella ricetta di governo per ridurre debito e aumentare la crescita. “La strada per ridurre il debito è investire, non tagliare”. Per questo “dobbiamo fare investimenti, stimolare la domanda interna con il reddito di cittadinanza e fare una riforma fiscale con la flat tax”.