Bruxelles – L’Unione europea dell’artigianato e delle piccole e medie imprese (Ueapme) si oppone alla proposta della Commissione europea di modificare la definizione di Pmi in Europa, per la quale è stata anche lanciata una consultazione pubblica, conclusasi il 6 maggio scorso.
“Un’Europa forte necessita di forti piccole e medie imprese e viceversa”, ha affermato la presidente dell’Ueapme Ulrike Rabmer-Koller, “per questo è necessario che l’organico da 250 dipendenti dell’attuale definizione venga mantenuto perché la semplicità della definizione adesso in vigore aiuta le imprese ad affrontare i fallimenti del mercato”. “Vogliamo assicurare che le piccole e medie imprese continuino a costituire elementi trainanti per l’economia europea e, specialmente nel contesto delle attuali sfide di sempre maggiore competizione, noi abbiamo bisogno di una forte Europa e l’Ue ha bisogno di forti piccole e medie imprese”.
“L’Ueapmi chiede che siano riesaminate nello specifico due sentenze del 15 settembre 2016 del Tribunale dell’Ue nei casi T-675/13 (Chimica) e T-587/14 (Crosfield) per incrementare la certezza legale e, nello stesso tempo, preservare la semplicità della definizione di piccole e medie imprese”, ha anche sostenuto la presidente dell’Ueapme. “Le imprese a media capitalizzazione non dovrebbero rientrare nella definizione di piccole e medie imprese, ma bisognerebbe darne una definizione separata che non abbia conseguenze negative nella definizione vigente delle Pmi”, ha concluso Rabmer-Koller.