Bruxelles – Non ha condiviso appieno l’approccio del governo italiano nella gestione della questione dell’Aquarius l’alta rappresentante per la politica Estera e di Sicurezza dell’Ue Federica Mogherini.
La legge internazionale dice che “ogni sforzo va fatto per far si che il tempo che i migranti passano a bordo della nave in questione” sia il “minore possibile”, ha dichiarato l’alta rappresentante il 14 giugno, parlando a Bruxelles, aggiungendo che “la priorità assoluta deve essere quella del salvataggio vite umane” e augurandosi che “la questione si possa risolvere nel modo migliore e più rapido possibile”.
La dichiarazione sembra essere una velata critica al modus operandi intrapreso dal governo italiano sulla vicenda dell’Aquarius, fatto che, se da un lato ha infiammato animi e messo in moto una serie di bagarre – in particolar modo con la Francia – ha anche ridato la giusta urgenza al tema della riforma del sistema di Dublino.
Ma al di la del sistema di accoglienza e degli sviluppi che – si spera – potrebbero esserci nelle settimane a venire, Mogherini ha messo in evidenza il fatto che la vera soluzione al problema migratorio, in fin dei conti “è a terra e non in mare”.
L’alta rappresentante ha rilasciato queste dichiarazioni nell’ambito del lancio della proposta, fatto insieme alla Commissione europea, di un aumento dei fondi per la politica estera europea. La richiesta, insieme a quella analoga presentata ieri per la difesa, ha tra i suoi obiettivi primari quello di creare soluzioni alla crisi migratoria agendo nei Paesi extraeuropei, in particolare in Libia – dove avvengono gli imbarchi – e nei Paesi subsahariani di transito dei migranti.
“In Europa – ha spiegato Mogherini – la solidarietà tra gli stati deve essere più efficace” e integrata da “un lavoro da fare a terra nei paesi di origine e richiede investimenti”. In Libia, ha spiegato Mogherini, “abbiamo messo in piedi un sistema che sta funzionando grazie alla cooperazione con le autorità del luogo, le agenzie delle Nazioni unite e i Paesi di origine” che “sta dando risultati” dato che “negli ultimi sei mesi gli sbarchi si erano quasi azzerati”. “Non servono nuovi strumenti, ma ci vogliono risorse e politiche economiche per consolidare i meccanismi, abbiamo trovato la strada giusta e credo vada perseguita”, ha aggiunto il capo della diplomazia Ue.
L’aumento per il budget per l’azione esterna proposta da Mogherini e Commissione è del 30% rispetto al periodo precedente, passerebbe cioè dai 94,5 miliardi previsti per il periodo 2014 – 2020 a 123 miliardi di euro per il periodo 2021 – 2027. A questo si aggiunge la proposta formulata ieri, dell’istituzione di uno Strumento per la Pace da 10,5 miliardi di euro – da collocare al di fuori dal budget Ue.
La sicurezza, ha spiegato Mogherini si raggiunge anche grazie alle “forze militari” ma è necessaria una maggiore “connessione con la sicurezza in loco”.
Oltre alla Libia, grande spazio hanno, tra le questioni che richiedono un aumento delle risorse, la stabilizzazione e lo sviluppo dei Paesi subsahariani – in particolare quelli del Sahel. Nell’ambito del budget per l’Azione esterna, la dotazione proposta per l’Africa subsahariana dalla Commissione è di almeno 32 miliardi di euro, in aumento rispetto a 26,1 miliardi di euro.
Più fondi per il Sahel, secondo la Corte dei Conti
La proposta di aumentare le risorse destinate alla per la politica Estera e alla Sicurezza rispondono non solo alle necessità intervenute nel frattempo e a fronteggiare eventuali emergenze, ma anche all’esigenza di migliorare l’efficacia delle missioni già presenti in loco.
Per quanto riguarda il Sahel, secondo quanto evidenziato il 14 giugno dalla Corte dei Conti europea in un report, le missioni Ue in Mali e Niger hanno portato scarsi progressi proprio per via di carenze di fondi, che hanno dato luogo a inefficienze operative – che si sommano alle difficoltà derivanti da problematiche situazioni locali.
“Le missioni dell’Ue in Niger e in Mali svolgono un ruolo importante ma, per quanto concerne il potenziamento della capacità delle forze di sicurezza interna, i progressi sono stati lenti e limitati”, ha detto Bettina Jakobsen, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione.
“L’insicurezza nella regione del Sahel nell’Africa occidentale ha un impatto negativo sia sullo sviluppo della regione, sia sugli interessi dell’Unione europea”, ha aggiunto Jakobsen.
Il Niger e il Mali sono gli Stati dell’Africa occidentale attraverso i quali passano la maggior parte dei migranti che si imbarcano verso l’Ue dalla Libia. I due Paesi sono tra i più grandi del continente, ma sono estremamente poveri e le loro recenti democrazie parlamentari sono problematiche.
Per ovviare ai “progressi limitati” delle missioni causati dalle “inadeguate risorse”, i Conti raccomandano di “stabilire mandati e dotazioni finanziarie consoni alle operazioni” e “adottare misure per migliorare l’efficienza operativa delle missioni”.
Nel Sahel, il mancato sviluppo”, ha detto oggi Mogherini “è un circolo vizioso, legato alla “mancanza di sicurezza” e “va spezzato”.
Lunedì – ha annunciato l’alta rappresentante – ci sarà un incontro con i ministri del Sahel finalizzato a discutere di queste tematiche nel prossimo Quadro finanziario pluriennale”, in modo da “avere più strumenti per identificare le politiche più urgenti”.