Roma – Resta alta, altissima, la tensione tra Roma e Parigi dopo le pesanti parole con cui il presidente francese Emmanuel Macron e il portavoce del suo partito, ieri, hanno attaccato la gestione della vicenda Aquarius da parte dell’esecutivo italiano. La chiusura dei porti alla nave della Ong Sos Méditerranée, carica di migranti soccorsi al largo della Libia e adesso in viaggio verso la Spagna, era stata definita “cinica e irresponsabile”, e addirittura “vomitevole”. Parole “inaccettabili” per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che già ieri aveva fatto trapelare “grande irritazione”. Concetto ribadito dal ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi, che stamane aveva convocato l’ambasciatore transalpino in Italia – sostituito da un’altra emissaria a causa di una temporanea assenza da Roma – per protestare contro le dichiarazioni “ingiustificabili” di Parigi, che “stanno compromettendo le relazioni tra Italia e Francia”, scrive la Farnesina in un comunicato.
Roma pretende delle scuse ufficiali, senza le quali rischia di saltare il vertice tra Conte e Macron in programma venerdì. L’Eliseo non sembra al momento disposto a coprirsi il capo di cenere, così salta un altro incontro bilaterale, quello che alle 17,30 di oggi, a Parigi, avrebbe dovuto tenersi tra il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il suo omologo francese Bruno Le Maire. Il rammarico dei francesi arriva, ma non si tratta delle scuse attese dall’Italia. È solo il dispiacere di Le Maire per l’annullamento della visita da parte italiana. Il francese si augura in ogni caso che il faccia a faccia possa avvenire presto, per avere un confronto in vista in vista del Vertice europeo di fine mese, dove verranno presentate delle proposte di riforma dell’Eurozona.
Una portavoce di Le Maire ha poi riferito di una telefonata tra i due ministri in un clima cordiale. I due hanno concordato di vedersi nei prossimi giorni in occasione di Eurogruppo ed Ecofin del 21 e 22 giugno.
A gettare acqua sul fuoco prefigurando una chiusura positiva dell’incidente diplomatico, nel primo pomeriggio, è l’ambasciatore francese in Italia Christian Masset, secondo il quale “la cooperazione italo-francese è solida” oltre che “indispensabile per entrambi i Paesi. In questo momento non faccio commenti” ha aggiunto, “ma in Francia ci saranno espressioni pubbliche oggi pomeriggio, ha annunciato.
Sempre stamani, in Senato, era intervenuto il ministro degli Interni Matteo Salvini, per difende anche in Parlamento le scelte dell’esecutivo nella vicenda della nave Acquarius. A suo avviso, con quella mossa l’Italia ha dato una possibilità all’Unione europea: “Se c’è batta un colpo adesso”, esortava il leader leghista annunciando che “insieme con il mio collega tedesco e quello austriaco avanzeremo noi una proposta” sulla gestione dei flussi migratori, che riguarderà “sia il fronte esterno che quello interno”. A conferma di ciò, da Vienna, arrivava la dichiarazione del premier austriaco Sebastian Kurz, il quale annunciava la nascita di “una asse” tra Roma-Berlino e la capitale austriaca sul dossier immigrazione. Secondo le prime anticipazioni, il grosso della proposta riguarderà il controllo delle frontiere, gli interventi volti a ridurre le partenze e, soprattutto, l’idea di aprire fuori dai confini dell’Ue dei centri di accoglienza dove raccogliere e valutare le domande di asilo, in modo da mantenere fuori dall’Unione europea tutti i migranti che si vedono respingere la richiesta.
L’eurodeputata del Pd, Simona Bonafè ospite di Tgcom questa mattina ha detto che “ci ricordiamo molto bene quanto accaduto a Bardonecchia e Ventimiglia, ma non credo che aprire una guerra diplomatica con la Francia ci porti molto lontano, a maggior ragione se il ministro degli Interni continuerà a lisciare il pelo ai ‘salviniani francesi’ alla Le Pen e a tutti i partiti sovranisti in Europa”. La vera sfida, sostiene Bonafe’ “è il prossimo Consiglio europeo in cui Conte e Salvini dovranno decidere se difendere davvero gli interessi dell’Italia appoggiando la revisione del Trattato di Dublino voluta dal Parlamento europeo con l’inserimento di quote obbligatorie, oppure continuare a stare dalla parte di Orban” .