Bruxelles – L’Italia ha fatto il suo, quello che qualcun altro in Europa ancora non ha ancora saputo o voluto fare per uno scaricabarile continuo e prolungato che adesso finire. “Non possiamo continuare con questo ping-pong politico su chi sia il responsabile ultimo della protezione dei migranti e della difesa dei nostri confini, perché lo siamo tutti”. Parole, quelle del commissario europeo per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, che sintetizzano l’Europa alle prese con il fenomeno dei flussi migratori, di cui il ‘caso Aquarius’ non è che l’ultimo tassello.
“L’Italia ha fatto la sua parte, e dobbiamo lodare l’Italia, le autorità italiane e gli italiani per aver aperto le porte e il cuore alle persone in difficoltà in arrivo” dal mare, in fuga da realtà difficili da immaginare. Adesso tocca agli altri, secondo Avramopoulos, perché in Commissione “nessuno crede che sia tutta una responsibilità italiana, o maltese, o spagnola”, la gestione dell’immigrazione “è anche una responsabilità europea, che richiede una risposta europea per tutti gli aspetti”.
Il lavoro comune invocato da Avramopoulos richiede una solidarietà che non c’è, esistente nelle dichiarazioni di circostanza e per nulla presente nei fatti. Anche di fronte alla questione di Aquarius, che “è lì a ricordarci come quella dell’immigrazione non sia una discussione teorica ma reale e concreta, che riguarda vite umane”. Ma i fatti di cronaca degli ultimi giorni suggeriscono molto altro, ossia che “il nostro lavoro non è finito”.
Bisogna andare avanti, perché l’Ue di domani, a Ventisette come a Ventotto, “non può gestire una situazione come la crisi del 2015, né politicamente né economicamente”. La Commissione europea prova a venire incontro agli Stati membri con proposte danarose. Per il prossimo bilancio pluriennale dell’Ue (Mff 2021-2027) la Commissione propone di triplicare all’incirca i finanziamenti per la gestione dei flussi migratori e delle frontiere portandoli a 34,9 miliardi di euro, rispetto ai 13 miliardi del periodo precedente. Una parte di queste risorse (4,8 miliardi) saranno utilizzate per venire incontro alle esigenze degli Stati membri.
Uno schema che replica, in grande, quello utilizzato fin qui per aiutare l’Italia, che “ha goduto e continuerà a godere del sostegno di questa Commissione”. Avramopolos mette a confronto il numero degli sbarchi sulla Penisola con lo stesso periodo dello scorso anno. Le cifre indicano una riduzione del 78% negli arrivi. Merito anche degli aiuti comunitari (653 milioni di euro fin qui, di cui 193 milioni per l’assistenza all’emergenza).
Il vero rompicapo è politico, e gli Stati dell’Ue il capo rischiano di romperselo per davvero. “L’immigrazione mette a rischio il nostro progetto europeo”, avverte il commissario Ue, secondo cui, proprio per questo, da parte degli Stati membri “non c’è solo una responsabilità politica, ma una responsabilità storica”. L’Europa è di fronte a un bivio: o si va avanti insieme sull’immigrazione, o si muore. “La situazione è cambiata, oggi abbiamo una migliore gestione delle frontiere e ai migranti vengono prese le impronte digitali”. Miglioramenti dovuti a “sforzi comuni” che non devono restare fenomeni isolati, “altrimenti l’Europa si troverà in seri problemi”.