Bruxelles – La Commissione europea ha fatto sapere lunedì 11 giugno che assicurare che le oltre 600 persone sulla nave Aquarius vengano salvate e ricevano le cure necessarie è “un imperativo umanitario”, ammettendo al contempo di non avere alcuna competenza giuridica per poter imporlo. Nel corso del week-end, Italia e Malta si sono rimpallate la responsabilità di aprire i propri porti alla nave Aquarius, battente di Gibilterra, che porta con sé 629 naufraghi provenienti dal Nordafrica, tra cui 123 minori non accompagnati. Situazione che poi risolta grazie all’intervento del neo primo ministro Spagnolo Pedro Sanchez.
La situazione è stata generata dal rifiuto, da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini, di aprire i porti italiani alla nave che fa capo alle Ong Sos Méditerranée e Medici senza frontiere. Il titolare del Viminale ha deluso chi si attendeva un ammorbidimento rispetto ai toni da campagna elettorale: “L’Italia ha smesso di chinare il capo e ubbidire” ha scritto da ieri sui social network. “Nel Mediterraneo ci sono navi con bandiera di Olanda, Spagna, Gibilterra e Gran Bretagna, ci sono Ong tedesche e spagnole, c’è Malta che non accoglie nessuno, c’è la Francia che respinge alla frontiera, c’è la Spagna che difende i suoi confini con le armi, insomma tutta l’Europa che si fa gli affari suoi”, ha accusato senza mezzi termini su Facebook. “Da oggi anche l’Italia comincia a dire No al traffico di esseri umani, No al business dell’immigrazione clandestina. Il mio obiettivo è garantire una vita serena a questi ragazzi in Africa e ai nostri figli in Italia”.
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Su twitter ha attaccato bersagli, la Sea watch finita già nel mirino del responsabile degli Interni, anche prima che possano svolgere soccorsi. E la Ong ha fatto sapere che la propria nave “si trova in questo momento in acque internazionali, non è attualmente coinvolta in operazioni di ricerca e soccorso, non ha persone soccorse a bordo”, ma è pronta a intervenire in ogni momento per salvare delle vite in mare.
Oggi anche la nave Sea Watch 3, di Ong tedesca e battente bandiera olandese, è al largo delle coste libiche in attesa di effettuare l’ennesimo carico di immigrati, da portare in Italia.
L’Italia ha smesso di chinare il capo e di ubbidire, stavolta C’È CHI DICE NO.#chiudiamoiporti pic.twitter.com/kjusddFDqH— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) June 11, 2018
“Rivolgiamo un appello affinché le persone siano sbarcate velocemente e ricevano le cure” del caso “il prima possibile” perché “stiamo parlando di oltre 600 persone, inclusi minori non accompagnati” ha dichiarato Margaritis Schinas, portavoce della Commissione europea. L’esecutivo comunitario ha fatto anche sapere di essere in contatto con le autorità italiane e maltesi, e che continuerà a esercitare “mezzi diplomatici per una rapida risoluzione” della questione.
Al di là degli appelli, tuttavia, da un punto di vista legale la Commissione può fare ben poco. “La situazione legale ha a che vedere con il diritto internazionale e la Commissione non ha le competenze” per interpretarlo, ha dichiarato Natasha Bertaud, portavoce della Commissione. In generale, ha aggiunto la portavoce, la situazione al momento “è molto poco chiara”. “La decisione sul porto nel quale una nave dovrebbe sbarcare – ha aggiunto Bertaud – spetta al Paese che coordina l’operazione di salvataggio (Search & Rescue)”, ma, ha aggiunto, non precisa “in quale porto”.
Intanto il Parlamento europeo ha modificato il proprio calendario di questa settimana, inserendo all’ordine del giorno di mercoledì, sulla spinta della vicenda Aquarius, un dibattito sulla emergenza umanitaria nel Mediterraneo. Hanno votato a favore della modifica in 212 , 62 i contrari, 18 gli astenuti.
Secondo la Convenzione di Amburgo del 1979, tutti gli stati costieri del Mediterraneo dovrebbero definire e garantire l’operatività di un’area di ricerca e soccorso in mare, coordinandosi tra loro. In pratica, questo significa che ogni Paese pattuglia il proprio tratto di mare e, se i migranti vengono recuperati in tale zona, esso ha il dovere di coordinare i soccorsi e salvarli. Il diritto internazionale propone solo dei “criteri, per orientare la decisione”, ha aggiunto la portavoce. Tra questi vi sono il fatto che ogni sforzo debba essere fatto per minimizzare le tempistiche per salvare i migranti, la distanza dal porto, evitare ritardi, tenere conto di necessità mediche, ecc. Tra Italia e Malta vige un accordo politico – un cosiddetto “gentlemen agreement”, che risale al 2015 – che viene utilizzato per decidere in quale porto la nave debba sbarcare. Tuttavia, dal momento che l’accordo è informale, esso non ha valore legale vincolante. “La questione è soprattutto politica” ha aggiunto una fonte della Commissione, parlando della questione dei porti. Il discorso non è “tanto capire dove le persone debbano essere sbarcate, ma bisognerebbe avere una soluzione più di lungo periodo”, ha aggiunto la fonte.
Intanto, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha fatto appello ai governi interessati per consentire lo sbarco immediato delle centinaia di persone bloccate. “Esiste un urgente imperativo umanitario qui”, ha affermato Vincent Cochetel, Inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo centrale. “Le persone sono in difficoltà, stanno esaurendo le scorte e hanno bisogno di aiuto in fretta”, ha aggiunto. “Questioni più ampie come chi ha responsabilità e come queste responsabilità possano essere meglio condivise tra gli Stati dovrebbero essere esaminate più tardi”, ha concluso Cochetel.