Roma – Le Ong e l’assenza di solidarietà dai partner dell’Ue sul dossier immigrazione, il protagonismo francese nella collegata questione libica, l’attenzione della Nato troppo rivolta a Est e poco a sud: sono i bersagli del ministro degli interni Matteo Salvini, che oggi a Como ha espresso parole di apprezzamento solo per l’omologo austriaco Sebastian Kurz.
“In queste ore stiamo assistendo all’ennesima presa in giro nei confronti dei cittadini italiani, da parte di questa nave battente bandiera olandese, di una Ong tedesca (la Sea watch che sta portando a Reggio Calabria 232 migranti, ndr), che passa davanti a Malta salutando e poi arriva in Italia” a far sbarcare i migranti che ha soccorso in mare. “È chiaro che così non può funzionare”, tuona il leader della Lega che avverte: “Stiamo lavorando su questo fronte delle Ong, alcune delle quali fanno volontariato mentre altre fanno affari”. Confessa di non avere “prova giudiziaria o finanziaria” per le accuse che muove. Ciò non gli impedisce tuttavia di parlare di “un disegno preciso” delle organizzazioni umanitarie “per fungere da taxi al limite delle acque territoriali”.
A poco serve, per il segretario del Carroccio, il codice di comportamento delle Ong varato per volere del suo predecessore Marco Minniti: “Impedisce di entrare nelle acque territoriali libiche, ma ha semplicemente spostato di poche miglia nautiche quello che facevano prima. Non è da lì che passa la soluzione del problema”, secondo Salvini. “Bisogna rivedere gli accordi a livello internazionale”.
È qui che finiscono sotto accusa i partner Ue. “L’Unione europea o è o non è”, dice il segretario del Carroccio, che da ministro non ha dismesso la spilletta d’oro di Alberto da Giussano che contraddistingue gli esponenti del suo partito. “Non è possibile che Malta risponda no a qualsiasi richiesta di intervento”, tuona. Ne ha anche per la Germania: dopo che la cancelliera Angela Merkel ha ammesso “che l’Italia è stata lasciata sola, chiamerò anche il collega tedesco perché dalle parole si deve passare ai fatti”. Stessa cosa per i francesi, che “parlano bene, ma sono quelli che respingono di più alla frontiera con l’Italia”.
“La settimana prossima incontrerò o avrò contatti con i ministri degli interni di alcuni Paesi importanti: Francia, Austria, Olanda, Belgio”, elenca Salvini, “perché voglio che l’Italia torni a contare e non ho intenzione di passare l’estate e l’autunno in emergenza. O le cose cambiano in fretta”, minaccia, “o avremo modo di porre dei problemi all’attenzione dell’Europa e del mondo”. L’obbiettivo non è solo modificare il regolamento operativo della missione Triton, che prevede lo sbarco in Italia per tutte le operazioni di salvataggio condotte nel tratto di mare davanti alla Libia. Già Minniti provò a ridiscuterlo senza successo, ma Salvini ostenta risolutezza: “Di navi di ong tedesche che battono bandiera olandese e che sbarcano in Italia io non ne vedrò tantissime. Stiamo lavorando per risolvere il problema, ma la pazienza poi avrà un limite”.
Il target è ottenere anche un impegno da parte della Nato. “Siamo parte di una Alleanza atlantica difensiva” che Salvini non mette in discussione, “ma la difesa, per l’Italia che contribuisce in termini economici alla Nato, non è a Est ma a Sud”, precisa. “Il problema non è l’invasione dei carri armati russi, ma i barconi in partenza dalla Libia e dalla Tunisia. Quindi ho chiesto al premier Conte di farsi portavoce, con gli amici della Nato, perché ci sia un intervento efficace laddove noi abbiamo dei problemi”. Difficoltà che si chiamano crisi libica, nella quale l’attivismo degli “amici francesi”, mosso “evidentemente da interessi economici”, rischia “di non stabilizzare l’area”. Una questione di cui investirà il collega francese Gérard Collombe, perché “se ci sono problemi in Libia ci sono problemi in Italia, quindi stiamo lavorando per risolvere in maniera educata e garbata la situazione”, ma con determinazione garantisce Salvini.
La soluzione per gestire i flussi migratori “è chiudere o limitare il rubinetto a monte”, secondo il vicepremier leghista. Che non a caso ha parole di elogio solo per il ministro degli Interni austriaco. L’espulsione di diversi Imam considerati radicali e la chiusura di alcune moschee, nelle quali per Vienna si incitava all’odio, è solo uno dei motivi dell’ammirazione di Salvini, il quale si propone di seguire l’esempio. L’altra ragione dell’apprezzamento è “l’idea della protezione della frontiera esterna”. Invece di “litigare al Brennero il problema è proteggere le frontiere esterne” dell’Unione europea. La proposta del responsabile degli Interni è “l’apertura di centri sulle coste del Mediterraneo, nei quali si identifichi chi ha diritto di partire e chi no” verso l’Unione europea. In altre parole, sostiene, bisogna “spostare il confine della richiesta e dell’accoglienza al di là del Mediterraneo”.
Sul fronte interno, garantisce poi Salvini, “lavoreremo sulla riduzione dei tempi e dei costi” per l’esame delle richieste di protezione internazionale. Torna a promettere l’apertura di “almeno un centro per i rimpatri in ogni Regione”, assicurando che saranno “chiusi, controllati, e sono fondamentali per espellere le persone”. Scarsa è la considerazione per le potenziali violazioni dei diritti dei migranti che il trattenimento nei centri implicherebbe.