Roma – Ieri, il ministro degli Interni Matteo Salvini aveva iniziato la giornata minacciando “altre vie” per gestire l’immigrazione se l’Ue non farà di più per sostenere l’Italia. A fine giornata – dopo aver rischiato anche l’incidente diplomatico con Tunisi, accusandola di mandarci spesso “galeotti” attraverso i canali della clandestinità – ha chiuso aggiungendo un elemento che ancora non spiega quali siano le soluzioni alternative a cui pensa, ma che dà l’idea dell’atteggiamento che ci si potrà attendere: con lui al Viminale, l’Italia cercherà sponde in Ungheria e nel gruppo di Visegrád, lo zoccolo duro europeo delle politiche anti-migranti. Lo indica chiaramente, il leader del Carroccio, in un comizio a Fiumicino. Riferisce di aver “avuto una telefonata lunga e cordiale con il primo ministro ungherese Victor Orban, che ci ha fatto gli auguri di buon lavoro e con il quale lavoreremo per cambiare le regole di questa Unione europea”.
Nessun dettaglio su quali regole cambiare e come. Anche perché sulla riforma del regolamento di Dublino sul diritto di asilo, ad esempio, gli stessi Salvini e Orban rischiano di trovarsi su posizioni diametralmente opposte. Se il modello cui ispirarsi è quello ungherese, però, si può già intuire che il leader leghista punterà tutto sull’azione esterna e sul controllo delle frontiere. L’imperativo, condiviso con il gruppo di Visegrád, sarà quello di tenere il problema al di fuori dei confini dell’Ue. Accordi di rimpatrio con i Paesi di origine dei migranti e collaborazione con quelli di transito per il controllo delle frontiere: sono questi gli assi attorno cui ruoterà con ogni probabilità la politica migratoria dell’Italia, relegando l’accoglienza in fondo alle priorità.
Il titolare del Viminale è tornato a spiegare la contrarietà dell’Italia alla posizione che sta emergendo in Consiglio sulla riforma del regolamento di Dublino sul diritto di asilo. Nella riunione di oggi a Lussemburgo, secondo Salvini, i ministri degli Interni dell’Ue “proporranno un passo indietro e non un passo avanti. E noi diremo no al regolamento che tratterrebbe per più tempo i migranti irregolari in Italia”.
Il ministro si preoccupa poi di precisare che “vogliamo far parte di questa comunità di popoli (l’Unione europea, ndr) difendendo i diritti di tutti”. Rinnova la convinzione che “l’Italia, come dice la cancelliera Angela Merkel, non può essere lasciata sola di fronte a un fenomeno epocale come quello dell’immigrazione”. Infine lancia “un appello che voglio fare con il cuore: vogliamo fare parte di questa comunità ma con pari diritti”, e rivendicarli al fianco di Orban.