EuVisions, Alexander Damiano Ricci
Quando si parla di giovani in Europa, ci si trova di fronte a un enorme paradosso.
Da un lato, questi ultimi sono sempre stati al centro del progetto di integrazione. E a dimostrarlo c’è la resilienza del programma di scambi internazionale Erasmus, da molti definito “il più grande successo dell’Unione europea”. Dall’altro, sono le stesse nuove generazioni a patire – e ad aver patito – maggiormente lo stato di crisi economica e sociale che attanaglia il Vecchio Continente (per approfondire il problema dell’equità intergenerazionale nell’Ue e nei singoli Stati membri si veda il rapporto della DG Occupazione, Affari sociali e Inclusione). È notizia di oggi, tra l’altro che, in Italia, la disoccupazione giovanile è tornata a salire.
Riflessioni teoriche a parte, questo fine settimana è la decima edizione dello Yo!Fest2018 – noto anche come “European Youth Event” (EYE) – e organizzato dallo European Youth Forum in collaborazione con il Parlamento europeo, ad accendere un faro sul ruolo dei giovani nell’Unione. La location? Il Parlamento europeo di Strasburgo che sta ospitando migliaia di cittadini provenienti dai quattro angoli d’Europa. Il festival ospita centinaia di eventi fra dibattiti, workshop e performance artistiche. Sono molte le aree tematiche in relazione alle quali si realizzeranno le attività: “rivoluzione digitale”, “difesa dell’ambiente”, ma anche questioni sociali come la “precarietà lavorativa”, “sicurezza” e “disuguaglianze”.
In occasione dell’inaugurazione della due giorni, è intervenuto il Presidente dell Parlamento europeo, Antonio Tajani. Per parlare ai giovani, Tajani è partito dalle generazioni di inizio novecento, “dagli orrori delle guerre” che hanno provocato “milioni di morti fra gli europei”. “Sembra lontano, ma guardate cosa accade a poche centinaia di chilometri di distanza, in Siria – ha continuato il Presidente del Parlamento. “La guerra distrugge ogni speranza, provoca ferite in ogni famiglia”.
Eppure le preoccupazioni dei millennials sono altre, a partire dal lavoro: anche se “la disoccupazione giovanile è la prima preoccupazione” delle istituzioni europee, “non basta denunciare il problema”, ha ammesso Tajani, prima di indicate la strada: “Dobbiamo puntare ad una crescita sostenibile”, con un focus sulla “rivoluzione digitale”, ma anche valorizzando “la piccola e media impresa, l’artigianato”.
Sulla strada di ogni politica da implementare, c’è però l’ostacolo delle risorse. È per questo che è inevitabile toccare il tema del Quadro di finanziamento pluriennale da approvare entro le elezioni del Parlamento europeo del 2019. “Ci saranno meno risorse a causa della partenza del Regno Unito”, ma il prossimo quadro di finanziamento deve essere un “bilancio politico” per risolvere “innanzitutto il problema della disoccupazione giovanile e dell’immigrazione”. Ma Tajani ha anche voluto mettere in chiaro che “l’Europa non è soltanto il Mercato unico, la Banca centrale europea e l’Euro”, bensì una questione di “valori”. Quali? Primo fra tutti “la libertà”.
Infine, arriva il monito per l’anno che verrà e in funzione delle elezioni del 2019: “Stiamo lanciando una campagna di comunicazione in tutti i Paesi” (anche sulla scorta di consigli provenienti dalle giovani generazioni e da chi, come i youtubers, riesce meglio a intercettare il linguaggio moderno). “Dovrete fare una scelta precisa a maggio dell’anno prossimo”, ha dichiarato Tajani. Come dire: tocca ai giovani prendere in mano il destino di questa Ue. E il ruolo dei deputati e della politica? “È quello di non far spegnere la speranza dei giovani di credere in ciò in cui credono”.