Roma – Ha la lista dei ministri pronta, il presidente del consiglio incaricato Carlo Cottarelli. È probabilmente riposta nel suo inseparabile zainetto. Forse resterà lì, ripiegata, finché qualcuno non deciderà di metterla nel museo degli espedienti che hanno fatto prendere (o perdere) tempo nella più lunga crisi politica della storia repubblicana. Una crisi che potrebbe risolversi nelle prossime ore con la nascita di un governo M5s-Lega. L’ipotesi, che sembrava ormai tramontata dopo il veto del capo dello Stato Sergio Mattarella sul professor Paolo Savona all’Economia, ha decisamente ripreso corpo e ora dipende dalle vere intenzioni del segretario federale del Carroccio, Matteo Salvini.
Dopo un colloquio informale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, infatti, il capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio ha messo il leghista con le spalle al muro, costringendolo a scegliere se sfruttare un’ultima chances di formare il “governo del cambiamento”, oppure assumersi la responsabilità di aver fatto saltare tutto per la smania di tornare alle urne a incassare il premio elettorale che gli attribuiscono i sondaggi.
La proposta di Di Maio – si presume avallata dal Colle che ha fatto sapere di seguire con “grande attenzione” il tentativo pentastellato – è di riprendere la squadra concordata per l’esecutivo Conte, “arricchendola” con “una persona di eccellente caratura come Savona e lui rimane, con un altro posto, nella squadra di governo”. La risposta di Salvini non si fa attendere troppo. È di apertura, ma non un sì esplicito come si attende il M5s. “Ne parlerò con Di Maio e con il professor Savona”, dice intercettato tra le tante iniziative elettorali in cui si è speso durante la serata. Ancora un giorno, l’87° di crisi, e si vedrà.
Il rapporto tra i due leader sembra in realtà essersi raffreddato. I 5 stelle nascondono a fatica i malumori per il sospetto che quella di Salvini fosse una trappola, che la sua impuntatura su Savona fosse il pretesto trovato per tornare alle urne, lucrando almeno un 5% di voti in più secondo i sondaggi più pessimisti. Così Di Maio elabora la proposta per stanare Salvini, il quale non può rifiutare se non alzando la posta per farsi dire di no”, da Di Maio o da Mattarella.
Il capo dello Stato, però, è meno rigido rispetto a domenica scorsa. La sua decisione di affidare l’incarico a Cottarelli si è rivelata un errore. Ha tutt’altro che tranquillizzato i mercati e ridotto lo spread. In Parlamento, neppure il Pd era disposto a sostenere l’ex commissario per la ‘Spendig review’. Mandare un governo del presidente al massacro in Parlamento, in queste condizioni, certificherebbe il conflitto istituzionale che si è innescato, e mettere la presidenza della Repubblica – al momento unica istituzione di garanzia della tenuta del Paese, agli occhi degli osservatori internazionali – in una posizione di estrema debolezza. Senza contare la forte probabilità di veder tornare al Colle Salvini e Di Maio, dopo le nuove elezioni, per chiedere, anzi stavolta a pretendere di governare e con una base parlamentare anche più ampia. Tutte considerazioni che hanno spinto Mattarella ad accettare l’offerta che Di Maio aveva lanciato da Napoli. Se l’estremo tentativo andrà a buon fine lo si vedrà nelle prossime ore. Se salterà tutto, stavolta in modo definitivo, Cottarelli aprirà il suo zainetto e tirerà fuori la lista dei ministri. Poi l’esecutivo giurerà prima di andare a fare harakiri in Senato e trascinarsi moribondo fino alle elezioni. Non proprio uno scenario rassicurante. Ecco perché Mattarella deve essersi notevolmente ammorbidito. Ora sta a Salvini dimostrare, in modo chiaro e definitivo, di aver effettivamente intenzione di andare al governo, e non quella di capitalizzare il vantaggio elettorale.