Bruxelles – Gli Stati dell’Eurozona non vogliono farsi carico dei rischi legati alle sofferenze bancarie e al debito pubblico, e allora la Commissione europea gioca la carta della condivisione del rischio tra privati per ridurre le esposizioni a rischi da parte delle banche. Eccola la proposta dell’esecutivo comunitario per lo sviluppo del mercato dei titoli garantiti da obbligazioni sovrane (Sbbs).
Il nuovo strumento finanziario sarà il prodotto di una cartolarizzazione, vale a dire la cessione di attività o beni da parte di una società a un soggetto terzo. In questo caso verranno ceduti i titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona. Attenzione: non ci sarà mutualizzazione di rischi e perdite tra Stati membri. Solo gli investitori privati si assumeranno i rischi e le eventuali perdite. E’ questo l’elemento centrale della proposta, che aggira la resistenza dei governi dei Paesi del Nord, per nulla desiderosi di completare l’unione bancaria se questo vuol dire correre il rischio di sobbarcarsi le perdite altrui.
Cosa sono e come funzionano gli Sbbs
I titoli garantiti da obbligazioni sovrane (Sbbs) sono strumenti finanziari creati dal settore privato, basati su obbligazioni sovrane dell’area dell’euro. Proprio per la loro natura privata non c’è condivisione di rischi in casi di perdite. Gli Sbbs sono dunque diversi dagli Eurobond più volte proposti senza successo dal nostro Paese, i quali implicano la mutualizzazione dei rischi e delle perdite tra gli Stati membri.
Tutto viene rimesso dunque alla sfera privata. La Commissione europea propone la creazione di appositi organismi non statali per l’emissione e la gestione di tali strumenti. Queste entità private acquisteranno sul mercato obbligazioni sovrane dell’area dell’euro e le organizzeranno in titoli a rischio più alto (‘junior bond’) o più basso (‘senior bond’). Gli investitori saranno liberi di acquistare pacchetti obbligazionari a rischio più alto o più basso a seconda della loro propensione al rischio.
Per poter essere classificati come ‘Sbbs’, gli speciali titoli dovranno essere emessi in euro. Gli ‘Sbbs’ saranno trattati come titoli di Stato e non come obbligazioni negoziabili o trasferibili (Abs – Asset backed securities). Vuol dire che non saranno necessarie le riserve di capitale chieste agli istituti creditizi per la compra-vendita obbligazionaria.
Benefici per le banche, aggirato il braccio di ferro tra Paesi.
Ecco dunque che il gioco è fatto. Si spezza il circolo vizioso crisi bancarie-debito sovrano spostando sui privati le esposizioni pubbliche, aggirando così le resistenze degli Stati. Lo spiega per bene il commissario responsabile per i Mercati e i servizi finanziari, Valdis Dombrovskis. “Si tratta di una proposta pragmatica che rafforzerà l’assorbimento del rischio da parte del settore privato attraverso mercati finanziari integrati e che ridurrà i rischi nel settore bancario, senza dover introdurre una loro mutualizzazione”. Lo sviluppo del mercato degli Sbbs “permetterà agli investitori di diversificare le loro esposizioni sovrane e favorirà l’integrazione finanziaria”. Inoltre continua Dombrovskis, “contribuendo a una maggiore integrazione e diversificazione dei mercati finanziari del debito sovrano, la proposta favorirà anche lo sviluppo dell’Unione dei mercati dei capitali”.
Il progetto di unione bancaria si è arenato per via della situazione patrimoniale delle banche di alcuni Stati membri. Le capitali più attente all’ordine dei conti non vogliono entrare in un’unione bancaria se questa possa comportare il rischio di ristrutturare con soldi propri eventuali crisi bancarie altrui. E’ il continuo braccio di ferro tra riduzione e condivisione del rischio. Gli Stati membri del Nord (Germania, Finlandia e Paesi Bassi su tutti) vogliono che prima si rendano sicuri e affidabili i settori bancari dei vari membri per poi procedere a mettere tutto in comune. I Paesi del Sud (l’Italia tra questi, almeno fino a oggi), vorrebbero tutto subito.