Bruxelles – In arrivo dall’Ue 500 milioni di euro per il 2019 e il 2020 a supporto dell’industria della Difesa europea. Lo stanziamento, che potrebbe aumentare fino al miliardo di euro all’anno a partire dal 2021, farà parte del Programma europeo per lo sviluppo industriale della difesa (Edidp) proposto dalla Commissione, e sul quale il 22 maggio scorso è stata raggiunta un’intesa preliminare tra Consiglio e Parlamento europei.
Oltre al finanziamento, il programma ha come obiettivo quello di favorire la cooperazione paneuropea tra le aziende – anche di piccole e medie dimensioni – operanti nel settore della difesa per lo sviluppo di programmi nei sistemi di armamento come carri armati o navi militari.
Anche le azioni legate alla Cooperazione strutturata permanente (Pesco), concordata nel 2017 per favorire maggiore cooperazione tra la Difesa europea, potranno beneficiare di maggiori finanziamenti. Su richiesta del Consiglio, poi, è stato scartato un emendamento che escludeva dal programma mine terrestri antiuomo, munizioni a grappolo, armi di distruzione di massa e armi automatiche. Anche i progetti sullo sviluppo di tali strumenti, dunque, potranno beneficiare dei finanziamenti.
“Questo accordo consentirà all’Unione europea di finanziare per la prima volta un programma sulle capacità di difesa” ha dichiarato Krasimir Karakachanov, ministro della Difesa della Bulgaria, Paese detentore della presidenza di turno del Consiglio. “Questo nuovo passo nella nostra cooperazione in materia di Sicurezza e Difesa riflette l’importanza nel mondo di oggi di fare di più come europei per la nostra sicurezza”, ha aggiunto Karakachanov.
Secondo Elzbieta Bienkowska, commissaria europea per l’Industria, la decisione “è parte dei nostri più ampi sforzi per creare un’Unione della difesa credibile, che protegga i suoi cittadini. Con questo accordo, stiamo costruendo l’autonomia strategica dell’UE e aumentando la competitività dell’industria europea” nel settore.
Secondo un portavoce della Commissione Ue il nuovo programma “mira a incoraggiare la cooperazione nello sviluppo delle tecnologie e delle attrezzature necessarie per affrontare le comuni sfide di difesa e sicurezza”.
L’accordo verrà ora sottoposto agli ambasciatori dell’Ue che dovranno esprimersi il 29 maggio, dopodiché sarà votato dal Parlamento europeo e infine dal Consiglio per l’adozione definitiva. La previsione è che il programma finanzi i primi progetti nel 2019.
Non è ancora chiaro quale sarà il ruolo e il coinvolgimento del Regno Unito nei programmi di difesa europei dopo la sua uscita dall’Ue, prevista per marzo 2019.
L’accordo è stato concepito per dare una mano all’industria della difesa europea, un settore importante, che nel 2014 ha fatturato oltre 97 miliardi di euro – e dà lavoro a mezzo milione di persone, cui si aggiunge oltre un milione di lavoratori dell’indotto – ma che ha visto ridursi i budget destinati negli ultimi anni a questo capitolo dagli Stati.
Il requisito per accedere al programma è che partecipino almeno tre società basate in tre diversi Paesi europei. Per i prototipi, il programma può coprire fino al 20% del costo, mentre per altre azioni come la progettazione o il collaudo esso può arrivare a un finanziamento completo del 100%.
Per il periodo 2021-2027 l’Ue prevede anche di destinare 13 miliardi di euro al Fondo europeo di difesa, un’iniziativa varata dalla Commissione europea nel giugno 2017 che ha già iniziato a finanziare progetti di ricerca paneuropei. Una fonte dell’Agenzia europea per la difesa (Eda), organismo con sede a Bruxelles, ha affermato che “il mantenimento di una base industriale per le tecnologie della Difesa (Defense technology industrial base, acronimo Dtib) forte e competitiva in Europa è un sostegno fondamentale della politica europea di Sicurezza e di Difesa”.
“È questo Dtib che fornisce la maggior parte delle attrezzature utilizzate dalle nostre forze armate. È anche un prezioso vantaggio economico. L’Europa possiede un Dtib leader a livello mondiale, ma dobbiamo garantire che sia in grado di soddisfare i nostri bisogni nei tempi, nelle specifiche e nel budget”.
E per quanto riguarda proprio l’Agenzia europea per la Difesa, lo stesso 23 maggio è stato firmato un memorandum di intesa con l’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (Enisa), Europol e il gruppo di risposta alle emergenze informatiche per le istituzioni, le agenzie e gli organismi dell’Ue (Cert-Ue) per stabilire un quadro di cooperazione tra le loro organizzazioni. L’accordo mira a instaurare una collaborazione tra i quattro organismi, promuovendo la cooperazione nella cybersecurity e cyberdefence, concentrandosi su cinque aree di cooperazione, in particolare lo scambio di informazioni, istruzione e formazione, esercizi informatici, cooperazione tecnica e strategica oltreché questioni amministrative e altre potenziali aree di interesse.
“Le minacce del cyberspazio non conoscono i confini nazionali. La cooperazione tra gli Stati membri ma anche a livello europeo è quindi essenziale” ha detto l’alta rappresentante per la politica Estera e di Sicurezza Federica Mogherini. “L’Europa è più forte quando affronta le minacce insieme, in un approccio comune e coordinato”, obiettivo di “questo memorandum d’intesa chiave, in cui risiede il valore aggiunto dell’Unione europea: lavorare insieme, unire le forze, mettere le esperienze e la conoscenza di tutti al servizio della sicurezza dei nostri cittadini”, ha aggiunto Mogherini.
Il vicepresidente con deleghe per il Mercato unico digitale Andrus Ansip ha dichiarato: “Siamo in grado di affrontare con successo le minacce informatiche se abbiamo uno scambio di informazioni funzionante, abbiamo forti capacità tecniche lavoriamo sull’igiene cibernetica di base. Una migliore cooperazione tra queste agenzie dell’UE porterà a questo risultato”.
“La natura transfrontaliera della minaccia informatica significa che la cooperazione non è mai stata più importante. Questa collaborazione migliorata tra Enisa, Eda, Ec3 e Cert-Eu ci aiuterà a rafforzare la nostra capacità di resilienza informatica, a costruire efficacemente deterrenza e contribuire a fornire una difesa cibernetica credibile e una cooperazione internazionale” ha concluso il commissario per l’Unione della sicurezza Julian King.