Roma – Si propone come “avvocato difensore del popolo italiano” Giuseppe Conte, accettando con riserva l’incarico di formare il prossimo governo a maggioranza M5s-Lega. La prima preoccupazione da presidente del Consiglio incaricato è stata di tranquillizzare i partner europei e internazionali, nella speranza che anche i mercati si plachino dopo gli ultimi giorni di fibrillazione. “Sono consapevole della necessità della scelta di confermare la collocazione europea e internazionale dell’Italia”, garantisce il professore.
“Il governo dovrà cimentarsi da subito con i negoziati in corso sui temi del bilancio europeo, della riforma del diritto d’asilo e del completamento dell’unione bancaria”, ricorda Conte riferendosi ai temi del prossimo Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. “È mio intendimento impegnare a fondo l’esecutivo su questo terreno”, promette nel breve discorso pronunciato uscendo dallo Studio alla Vetrata del Quirinale. Un impegno che verrà portato avanti “costruendo le alleanze opportune e operando affinché la direzione di marcia rifletta gli interessi nazionali”.
Presenta l’esecutivo che sta per nascere come “un governo del cambiamento”, utilizzando la definizione che si legge anche nel contratto messo a punto da M5s e Lega. Contratto che sarà posto “a fondamento dell’azione di governo”, assicura Conte, ma “nel pieno rispetto delle prerogative che la Costituzione attribuisce alla presidenza del Consiglio dei ministri e nel rispetto delle altre previsioni e regole costituzionali”, precisa.
Poi, facendo risaltare la sua deformazione professionale da avvocato garantisce: “Mi accingo a difendere gli interessi di tutti gli italiani in tutte le sedi, europee e internazionali, dialogando con le istituzioni europee e con i rappresentanti di altri Paesi. Vi propongo di essere l’avvocato difensore del popolo italiano”, conclude.
Conte tornerà al Colle per sciogliere la riserva “nei prossimi giorni”, dopo essersi consultato con le forze politiche. Secondo indiscrezioni, l’intenzione è di incontrare non solo Movimento 5 stelle e Lega, ma anche le altre formazioni. Un passaggio per tentare di allargare la base della maggioranza, anche se al momento le indicazioni che provengono da Forza Italia e Fratelli d’Italia escludono la possibilità di appoggiare l’esecutivo.
Ci sarà da definire la squadra di governo che Conte dovrà presentare a Mattarella. Sembra certa la presenza dei due leader. Il pentastellato Luigi Di Maio dovrebbe andare a Via Veneto, sede dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, dai quali potrebbe seguire il reddito di cittadinanza e il dossier sull’Ilva a cui tiene particolarmente. Le due deleghe però richiedono un apposito decreto per essere accorpate in un super ministero. Il leghista Matteo Salvini andrebbe agli Interni, per potersi occupare di immigrazione. Entrambi, poi, dovrebbero essere nominati vicepremier.
Il nodo più intricato riguarda il ministero dell’Economia. Gli accordi intercorsi tra Salvini e Di Maio prevedono sia Paolo Savona il successore di Pier Carlo Padoan. La scelta però non è gradita al Colle, che non mancherà di esercitare le proprie prerogative per fare pressioni affinché il dicastero sia guidato da un’altra figura che non sia un aperto oppositore dell’euro come Savona. Si capirà nei prossimi giorni se il lavorìo del Quirinale riuscirà a convincere Salvini a rinunciare all’impuntatura sul nome di Savona.
Un possibile sostituto è il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti. Se non ci sarà avvicendamento, però, il vicesegretario leghista dovrebbe essere nominato, secondo le indiscrezioni, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Al pentastellato Vito Crimi andrebbero le deleghe ai servizi di sicurezza. Per la Giustizia circolano i nomi di Alfonso Bonafede, già indicato in quel ruolo nella squadra di governo presentata da Di Maio prima del voto, e di Giulia Bongiorno, già avvocata di Giulio Andreotti ed eletta senatrice tra le fila della Lega. Sulla scelta del prossimo numero uno della Farnesina e del titolare degli Affari europei, l’influenza di Mattarella potrebbe farsi sentire. Così, agli Esteri dovrebbe essere designato Giampiero Massolo, presidente di Fincantieri, e al dipartimento oggi guidato da Sandro Gozi ci tornerebbe un ex, il professor Enzo Maovero Milanesi, che ha ricoperto l’incarico con i governi Monti e Letta.