Roma – Alla fine il capo dello Stato ha dovuto cedere e ha convocato al quirinale Giuseppe Conte, il professore indicato da M5s e Lega per guidare il prossimo esecutivo. Con ogni probabilità è a lui che Sergio Mattarella conferirà l’incarico per la formazione del governo. “Ovviamente decide il presidente. Ma è stato convocato, quindi…”, diceva il leader del M5s Luigi Di Maio, commentando la notizia con i giornalisti a Montecitorio. Il fuoco di sbarramento che ieri si era abbattuto sul 54enne avvocato di Volturara Appula (Fg), insegnante di diritto privato all’Università di Firenze, messo sotto pressione per via del suo curriculum gonfiato, non è bastato per far recedere Di Maio e il segretario della Lega Matteo Salvini dall’indicazione di Conte per Palazzo Chigi.
Che la scelta non fosse particolarmente gradita al Quirinale è arcinoto. Mattarella avrebbe preferito una figura più politica – il professore non può vantare esperienze neppure da sindaco di un piccolo comune, né è un esponente organico del Movimento 5 stelle che lo ha espresso – la cui autorità fosse immediatamente riconoscibile, anche perché è il capo dell’esecutivo, come vuole la Costituzione, a dare l’indirizzo politico al governo e a coordinare l’azione dei ministeri.
Su questo, evidentemente, Di Maio e Salvini devono aver dato rassicurazioni esaurienti a Mattarella. È ancora il capo pentastellato a garantire che “Giuseppe Conte, se sarà incaricato, sarà il presidente del Consiglio più politico che abbiamo mai avuto, perché incaricato dal presidente della Repubblica su indicazione di due forze politiche votate dal popolo”. E ancora, a conferma che le prerogative costituzionali del futuro premier verranno rispettate – anche se lo si era descritto inizialmente come un “esecutore” del contratto di governo tra M5s e Lega – Di Maio sottolinea che anche sulla nomina dei ministri “decide il presidente”. La Carta assegna al capo dello Stato, infatti, il compito di nominarli su indicazione del presidente del Consiglio.
In molti attribuivano la frenata di Mattarella su Conte a un altro nodo, quello del ministero dell’Economia. Per il dicastero di Via XX Settembre, la Lega aveva proposto e concordato con i 5 stelle la figura di Paolo Savona. Economista di fama riconosciuta, 82enne, già ministro dell’Industria nel governo Ciampi tra il ’93 e il ’94, il suo spessore e la capacità di ricoprire l’incarico non sono in discussione. Lo sono invece i suoi recenti orientamenti anti-euro, espressi ad esempio nel suo libro in uscita, ‘Come un incubo, come un sogno’. La moneta unica viene descritta come “una gabbia tedesca”, e secondo il professore “bisogna ricorrere a un piano B per uscire dall’euro, se fossimo costretti”.
Posizioni che il Quirinale vede come fumo negli occhi. Per questo, la convocazione di Conte al Colle sembrava fosse stata ‘sbloccata’ da un ripensamento sul nome di Savona. Invece, dalla Lega sostengono che non c’è stato alcun passo indietro e che Savona rimane indicato per l’Economia. A dare corpo all’ipotesi della sua nomina arriva una nota dal fondo di investimento Euklid presieduto appunto da Savona, il quale “ha chiesto di essere sollevato dall’incarico di presidente della società a Londra, di co-direttore di Euklid Fund Sarl e di manager della Euklid Feeder Fund S.A. Sicav in Lussemburgo”. La motivazione è “per sopravvenuti importanti impegni pubblici in Italia”.