Roma – Salvo obiezioni del Colle, il professore di diritto privato Giuseppe Conte sarà il nuovo presidente del Consiglio a partecipare al prossimo Vertice europeo del 28 e 29 giugno. È quello del giurista – docente all’Università di Firenze e alla Luiss di Roma, componente laico del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa – il nome che il leader del Movimento 5 stelle, Luigi Di Maio, e il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, hanno indicato al capo dello Stato Sergio Mattarella per la guida di un esecutivo giallo-verde. Mentre in molti davano per certa la convocazione al Quirinale dell’interessato per domani, l’inquilino del Colle ha invece diramato una nota per informare di aver convocato i presidenti delle due Camere. Ritiene evidentemente necessario acquisire ulteriori elementi prima di prendere la decisione.
Non è un mistero che il nome di Conte – già circolato nei giorni scorsi come ‘nome terzo’ in grado di mettere d’accordo Salvini e Di Maio – non fosse la soluzione più gradita al presidente. Nulla di personale verso il professore. La Costituzione attribuisce però al presidente del Consiglio la prerogativa di stabilire l’indirizzo politico del governo, cosa difficilmente compatibile con la figura di un “esecutore” del programma concordato da Salvini e Di Maio. È per questo che Mattarella avrebbe preferito uno dei due leader, cui sarebbe stato più facile attribuire una responsabilità politica diretta.
Se al Consiglio europeo, in un altro consesso internazionale, o nel corso di una crisi diplomatica, il prossimo presidente del Consiglio si trovasse ad affrontare una questione spuntata fuori all’improvviso, sulla quale non avrà avuto modo di confrontarsi preventivamente con i due leader che lo sostengono, avrà l’autonomia sufficiente per prendere le decisioni necessarie? Oppure si mostrerà fragile e indeciso, perché le decisioni politiche sono altri a prenderle? È a questo interrogativo che Mattarella ha l’obbligo costituzionale di trovare una risposta. Solo con la garanzia che Conte potrà svolgere pienamente le sue funzioni il capo dello stato potrà affidargli l’incarico di governo. Anche perché, avere un premier senza una piena autorità politica diventa addirittura più complicato se il programma che dovrà attuare è già bersaglio di critiche dai partner europei.
Dopo i commissari europei Avramopoulos, Dombrovskis e Katainen, il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron e il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, oggi anche il capogruppo Ppe all’Europarlamento, Manfred Weber, e quello S&D Udo Bullmann si sono uniti al coro che da giorni, con toni più o meno allarmati, esprime scetticismo e preoccupazione per la formazione del governo M5s-Lega. Critiche che, accompagnate da una impennata dello spread tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi – oggi ha chiuso a 186 punti base, con un rialzo di quasi 20 punti in un giorno – hanno suscitato la risposta dei due leader della nascente maggioranza.
“Lasciateci partire. Poi magari ci criticherete, ne avete tutto il diritto, ma almeno lasciateci prima partire”. Usa il sorriso e un tono soft, il capo politico del M5s. Non ha perso il suo atteggiamento tranquillizzante nei confronti dell’Ue – che ha pesato anche nel far sparire dal programma i punti sulle regole per l’uscita dall’euro e sullo stralcio del debito acquistato dalla Bce – e sceglie di mantenere bassi i toni, pur ribadendo che il programma di governo prevede di conquistare “più margini di bilancio a livello europeo”.
Pacata, forse per merito del luogo, anche la dichiarazione rilasciata da Salvini alla fine del colloquio con Mattarella. “Leggiamo con interesse, e ogni tanto con stupore, dichiarazioni di ministri di altri Paesi e di commissari europei preoccupati: non hanno niente di cui preoccuparsi”, assicura il leghista. Promette che le politiche economiche verranno perseguite “rispettando nei limiti del possibile tutte le normative e i vincoli, però facendo crescere il Paese”. “Il nostro obbiettivo”, spiega, “è far crescere l’economia italiana per ridurre il debito pubblico”. Se quella voce è cresciuta “di 300 miliardi di euro” negli ultimi 5 anni, indica, è perché “la ricetta diversa si è dimostrata fallimentare”, e “le nostre politiche economiche saranno completamente diverse da quelle di questi anni che hanno portato il debito a crescere”.
Sarà effettivamente il professor Conte a portarle avanti da Palazzo Chigi? Sul rispetto dell’autonomia politica attribuita al presidente del consiglio dalla Costituzione, Di Maio e Salvini avrebbero dato ampie assicurazioni. Non a caso entrambi, lasciando il Colle, si sono premurati di sottolineare che “sarà un governo politico”. I nodi che rimarrebbero irrisolti, secondo le indiscrezioni, riguardano alcuni dicasteri chiave sui quali Mattarella pretende altrettante garanzie, come l’Economia e la Difesa. Ma sono nodi destinati a sciogliersi nelle prossime ore e, se non ci saranno intoppi, l’Italia potrebbe avere un nuovo governo già la prossima settimana.