Bruxelles – Scrivere la storia, nel bene e soprattutto nel male. Dal tetto d’Europa e quello d’Italia nel giro di poco, anche se stavolta è sembrato tanto, anche troppo. La cronaca finisce quasi in secondo piano. Vittoria 2-0 sul campo de la Spezia e contemporaneo pareggio del Frosinone, che la festa abbia inizio. Il Parma torna in serie A, dopo un fallimento e tre anni passati a navigare tra dilettanti e serie inferiori. Una nuova marcia trionfale, come solo Parma ha abituato gli appassionati di calcio. Dalla serie D alla serie A in tre anni, conquistando tre promozioni consecutive, è qualcosa mai visto prima nell’Italia del pallone. Segno che da queste parti stupire è la regola.
L’approdo in serie A nel 1990 e la qualificazione in coppa Uefa da neo-promossa. Un anno appena e giunge la vittoria della prima coppa Italia, cui fa seguito la conquista della Coppa della Coppe la stagione seguente. E poi ancora la Supercoppa europea e la Coppa Uefa. Vittorie una dietro l’altra come solo le grandi squadre sanno fare. Il ritorno nella massima serie segue lo stesso percorso di successi consecutivi, facili forse da immaginare. Ecco allora che la realtà l’immaginazione non la supera, ma la rispetta. Tre stagioni, tre promozioni. Quella da imbattuti dal campionato dilettanti, quella ottenuta nei playoff in serie C (ora si chiama lega pro), il secondo posto in B conquistato all’ultima giornata che vale il pass per il ritorno a casa.
“Il Parma in questi tre anni ha fatto un qualcosa fuori dal mondo”. Parole di un raggiante Alessandro Lucarelli, l’uomo simbolo della rinascita parmense. Capitano al momento del crac societario, trascinatore della formazione emiliana nei momenti bui che ne sono seguiti. La scelta di restare – non scontata per chi è abituato ai palcoscenici più importanti – e ricominciare daccapo, riprendersi la serie A e dimostrare che Parma può avere ancora tanto da dire. Missione compiuta. Dice di non crederci. Strano sentirlo dire da chi ci ha sempre creduto, e non ha mai smesso di farlo. Lezioni di umiltà e serietà.
“Adesso posso anche smettere”. A quarant’anni (41 il prossimo 22 luglio) la decisione, se così deciderà Lucarelli, ci può anche stare. Sarebbe un peccato però. Per l’uomo simbolo della rinascita crociata un’altra stagione sembrerebbe d’obbligo, visto quanto patito e quanto fatto per riprendersi la massima serie con una cavalcata senza precedenti. “Vediamo…”. Dalla prossima stagione, intanto, si vedrà nuovamente il Parma. E’ il lieto fine per molti.