Bruxelles – Non è detto che il 30 marzo prossimo ci potranno essere voli commerciali tra la Gran Bretagna e l’Unione europea. Lo ha ribadito oggi Henrik Honolei, direttore generale per la mobilità e i trasporti della Commissione europea, sottolineando che il tempo stringe e che gli effetti sul trasporto aereo potrebbero essere significativi dopo il 29 marzo 2019, giorno dell’uscita del regno dall’Unione in seguito al referendum sulla Brexit.
“Esiste ancora la possibilità che il primo giorno dopo la separazione non operino voli. Il rischio non è scomparso”, ha detto Honolei a una conferenza del Centro per l’aviazione del Capa a Dublino, come riporta l’agenzia Reuters. “Una cosa è chiara: questo è un capitolo molto triste attualmente in fase di scrittura”, ha aggiunto.
Honolei ha ricordato che prima di poter negoziare in modo specifico sull’aviazione, o su qualsiasi altro settore che necessita di una regolamentazione specifica, con accordi bilaterali, è necessario prima concordare il quadro generale dell’uscita della Gran Bretagna.
Willie Walsh, Ceo della società proprietaria della British Airways Iag, ha affermato che “è importante ricordare che la questione dei voli non è solo un problema per la Gran Bretagna, ma anche per il resto dell’Ue”, e sbaglia il capo di Michael O’Leary quando sostiene che “le persone nel Regno Unito non saranno in grado di volare – ha sottolineato -. Sono le persone in Europa che non saranno in grado di volare”.
Walsh si anche detto sicuro che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti saranno in grado di raggiungere nuovi accordi sui diritti di traffico tra i due paesi, anche se potrebbe essere leggermente diverso dall’accordo Open Skies tra Stati Uniti e Gran Bretagna, in luce di posizioni più protezioniste provenienti dagli Stati Uniti.