Roma – Messo con le spalle al muro di un imminente ritorno alle urne, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha fatto cadere ogni resistenza alla formazione di un governo M5s-Lega, premiando il tentativo fatto in extremis da Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il suo partito non voterà la fiducia, ma non si opporrà a un esecutivo giallo-verde. Se il segretario del Carroccio e il capo politico del Movimento 5 stelle troveranno un accordo, nascerà un governo e la coalizione di centrodestra rimarrà comunque in piedi.
“Astensione benevola”, l’ha battezzata il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. È una soluzione che consentirebbe a Fi di evitare un voto balneare dai prevedibili esiti nefasti, e a Berlusconi di mettersi in una posizione ideale, date le condizioni. Da un lato può recitare il ruolo di opposizione – e su diversi provvedimenti non mancherà di farlo – per recuperare consenso. Dall’altro può vantare una certa influenza sulla maggioranza, un amico al governo, per tranquillizzare gli investitori mettendo al riparo Mediaset da turbolenze in borsa.
Se poi tra M5s e Lega non dovesse funzionare, Berlusconi si è comunque smarcato dal ruolo di capro espiatorio per il fallimento. Ora tocca a Di Maio e Salvini mettersi d’accordo. Si parte dai temi. Anche su questo – come capita spesso dall’elezione dei presidenti delle Camere in poi – i due sono in sintonia. Si vedranno oggi per discuterne.
Niente è scontato. Potrebbe nascere un accordo ambizioso, con l’obbiettivo di realizzare un corposo contratto di governo per arrivare a fine legislatura. Rendere compatibili i programmi di Movimento 5 stelle e Carroccio non è però impresa semplice, soprattutto sui rispettivi cavalli di battaglia: reddito di cittadinanza e flat tax. Se l’armonia tra i due leader si rivelerà inferiore a quella fin qui registrata, l’intesa potrebbe ridursi a un programma minimo per tornare al voto. Comprenderebbe certamente un provvedimento per disinnescare l’aumento di Iva e accise previsto per il 2019. Sarà una ‘manovrina’ se l’intenzione sarà andare alle urne in autunno, la Legge di Bilancio se si punterà a tornare al voto il prossimo anno.
Altro punto essenziale di un programma M5s-Lega, anche in una versione minima, dovrà riguardare il rapporto con l’Unione europea. Bisognerà ad esempio definire la posizione da portare in Consiglio europeo il 28 e 29 giugno prossimi, dove si discuterà di migranti, del bilancio Ue per il settennio 2021-2027 e del futuro assetto dell’eurozona. Temi sui quali i pentastellati, viste le basi su cui cercano l’intesa, potrebbero rivelarsi un argine alle posizioni più oltranziste della Lega.