Bruxelles – Concedere la cittadinanza belga ai funzionari britannici dell’Unione europea “che sono a Bruxelles”, in vista della Brexit. E’ il “desiderio” che il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha espresso oggi nel Parlamento europeo rivolgendosi direttamente al premier belga Charles Michel, che aveva appena terminato di tenere un discorso molto europeista davanti ai deputati.
Dopo una tirata sulla generosità tipica dei brussellesi nell’accoglienza, Juncker è andato dritto al punto, che rischia di creare una crisi con Londra, così come è successo tra Italia e Austria per gli abitanti del Sud Tirolo. “Spero che i belgi dimostreranno la loro generosità quando si tratterà di concedere la cittadinanza belga ai funzionari britannici che sono qui a Bruxelles. La meritano, la meritano”, ha detto Juncker, aggiungendo poi davanti a un Michel che sorrideva, forse con qualche imbarazzo, di essere “sicuro che il primo ministro terrà conto dei nostri desideri e delle nostre osservazioni”.
Rispondendo a Juncker, Michel ha affermato che la legge sulla cittadinanza in Belgio nel contesto della Brexit è “contraddittoria”, ma non ha specificato le difficoltà. “Il governo sta esaminando le possibilità giudiziarie su questa questione, che riguarda un certo numero di persone che vivono nel nostro paese da molto tempo”, ha detto il premier.
La questione della cittadinanza dell’Unione europea si è posta per tanti britannici, funzionari Ue (che comunque non rischiano il posto, assicurò Juncker già molti mesi fa) o no, che lavorano nell’Ue dopo la scelta della Brexit. Alla fine di marzo del prossimo anno i cittadini britannici perderanno la cittadinanza dell’Unione, pur se manterranno molto dei diritti attuali, forse anche tutti (i negoziati su questo punto, se anche arriveranno a un termine, non sono perfettamente chiari nei contenuti). Per gran parte di loro è un problema, anche pratico, e dunque si è registrata sin dai tempi del referendum una corsa per ottenere una qualsiasi cittadinanza dell’Unione europea, e la belga, per ragioni logistiche, è per tanti la più semplice cui aspirare.
Però il governo belga ha posto alcuni ostacoli, ha tentato di rallentare le procedure, proprio per il fatto che se circa 2.000 impiegati britannici delle istituzioni diventassero belgi, si ridurrebbero gli spazi “nazionali” per i, diciamo, “belgi storici” nelle istituzioni dell’Unione. Ora le quote di un tempo non esistono più, ma un certo equilibrio tra i Paesi, soprattutto nelle posizioni di vertice, si tenta di rispettarlo, ed è comunque un’arma negoziale per il governi per sostenere i propri concittadini, considerati più “utili” alle cause nazionali. Se all’improvviso parecchie centinaia di britannici con la doppia cittadinanza si rivolgessero al governo belga per ottenere sostegno si creerebbe per Bruxelles (nel senso della capitale del Belgio) una situazione del tutto nuova e difficile da gestire. Detta tutta, poi: quanto ci si potrebbe fidare, come governo nazionale, di un cittadino acquisito in queste condizioni, che fino al giorno prima aveva la sua carriera tutelata da Downing street?
Nelle maggiori istituzioni dell’Unione i numeri sono questi (più o meno, il dato è variabile di giorno in giorno), per i dipendenti britannici: Commissione 1.126 (4,6%), Servizio di azione esterna 150 (4,5%), Parlamento europeo 301 (4,4%), Consiglio europeo 88 (3,2%). Totale 1.633. Ai quali vanno aggiunti i dipendenti di altre istituzioni, come il Comitato delle Regioni o il Comitato economico e sociale, più altre posizioni. Possiamo dire che si tratta di almeno 2.000 persone, con famiglie e un certo indotto che si perderà inevitabilmente. Londra perderà anche la decina di ambasciatori dell’Unione nelle 141 Rappresentanze di Bruxelles in giro per il Mondo.