Bruxelles – Non finiscono i problemi di Facebook con l’Ue in seguito agli scandali sulla condivisione non autorizzata dei dati degli utenti europei che si sono susseguiti nelle ultime settimane.
Con una sentenza, che potrebbe mettere fuori gioco gli strumenti giuridici utilizzati dalle società tecnologiche statunitensi per trasferire i dati degli utenti dell’Ue negli Stati Uniti, l’Alta Corte irlandese ha rifiutato il 2 maggio la richiesta del gigante californiano di non inviare al più alto tribunale europeo di un caso “decisivo” in materia di privacy.
È questo l’ultimo di una serie di vicende giuridiche che mette in discussione l’adeguatezza dei metodi utilizzati dalle aziende tecnologiche come Google e Apple per garantire una sufficiente protezione dei dati dei consumatori europei che vengono trasferiti negli States.
Il tribunale irlandese aveva ordinato questo mese l’invio della causa al tribunale dell’Ue per valutare se i metodi utilizzati per i trasferimenti di dati, comprese le clausole contrattuali standard e l’accordo sullo scudo della privacy – il cosiddetto scudo per la privacy Ue-Usa – fossero legali.
La Corte ha affermato che il caso sollevava preoccupazioni fondate sull’assenza di un rimedio efficace nella legislazione degli Stati Uniti compatibile con i requisiti legali dell’Ue.
Lo scudo per la privacy Ue-Usa è stata adottato il 12 luglio 2016 per proteggere i diritti dei cittadini Ue i cui dati personali sono trasferiti negli Stati Uniti a fini commerciali.
L’applicabilità dello scudo è controverso per una serie di ragioni, tra le quali la mancata indicazione, da parte degli Stati Uniti, di una persona alla quale i cittadini europei possano presentare lamentele nel caso sospettano che i propri diritti siano stati violati.
Una sentenza della Corte di giustizia europea contro gli accordi giuridici potrebbe causare grossi grattacapi a migliaia di società, che effettuano ogni giorno milioni di questi trasferimenti.
Facebook aveva chiesto la posticipazione del rinvio per chiedere alla Corte Suprema irlandese il diritto di presentare ricorso, ma il giudice dell’Alta corte Caroline Costello ha rifiutato la richiesta e ha ordinato il rinvio immediatamente.
“Sono dell’opinione che il tribunale (non) causerà la minima ingiustizia se rifiuterà qualsiasi sospensione e consegnerà immediatamente il riferimento alla Corte di giustizia”, ha detto Costello alla corte.
Facebook ha replicato che continuerà a chiedere l’autorizzazione della Corte Suprema irlandese per fare appello contro il rinvio, ma la mossa non ritarderà l’audizione della Corte di giustizia.
Il caso, preso dall’attivista austriaco per la privacy Max Schrems, è stato portato avanti in Irlanda perchè è da lì – ovvero dal suo quartier generale europeo – che Facebook per la maggior parte dei suoi mercati al di fuori degli Stati Uniti.