Se Zuckerberg dovesse inviare una richiesta di amicizia a qualcuno, di certo non sarebbe destinata all’Unione Europea.
Negli Usa l’accordo siglato nel 2011 con la Federal Trade Commission lascia ancora ampia libertà di movimento all’azienda di Zuckerberg. È invece Dublino, la capitale irlandese, a incastrare Facebook, inchiodandolo al rispetto del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (Gdpr). La sede irlandese è responsabile della privacy in Europa ed è proprio questo a costringere Facebook a uniformarsi alle norme europee, tra cui l’obbligo di comunicare qualsiasi violazione entro le 72 ore e rendere trasparente la portabilità dei dati, cioè la possibilità di trasmetterli ad altri network. Queste due misure dovrebbero impedire che scoppi un nuovo Cambridge Analytica.
La normativa europea che entrerà in vigore il prossimo 25 maggio è l’unica che potrebbe regolamentare le politiche di gestione dei dati del colosso americano. Anche se dall’Europa arriva una velata volontà di intervenire in merito alla questione ancor prima dell’entrata in vigore del Gdpr. È stato infatti creato un gruppo di lavoro per individuare ulteriori vuoti normativi in rete, avanzando inoltre la proposta di un codice di condotta contro i messaggi di odio e xenofobia.
Lo strumento principale resta però il Gdpr, la cui efficacia nasce proprio dal suo vasto campo di applicazione. Oltre a comprendere qualsiasi tipo di dato trattato all’interno dell’UE, coinvolge tutte le aziende che elaborano i dati dei cittadini europei, indipendentemente da dove si trovi l’azienda.
Durante l’audizione al Congresso Statunitense, Zuckerberg ha dichiarato di essere vicino allo spirito del Gdpr, affermando addirittura di essere propenso ad adottare gli stessi standard di privacy anche per i cittadini americani. Dichiarazione poi disattesa: Facebook tenterà di spostare o cancellare la propria sede irlandese per riuscire a sottrarsi alla normativa.
Gli attriti con l’Europa non terminano qui: le autorità europee continuano a chiedere un confronto diretto al fondatore del social network, il quale si è anche mostrato collaborativo durante l’incontro con Andrus Ansip, ma Zuckerberg continua a declinare l’invito. In sua vece ha proposto Joel Kaplan vicepresidente delle Politiche Pubbliche e delle Relazioni Esterne.
Secondo le autorità europee, un incontro Facebook-Bruxelles sarebbe un segnale decisivo di collaborazione per realizzare un mercato digitale funzionante con alti livelli di protezione per i cittadini. Il presidente del Parlamento dell’UE, Antonio Tajani ha inviato una nuova lettera di sollecitazione a Zuckerberg, evidenziando la “necessità assoluta della sua presenza personale”. Un appello a cui si è aggiunta anche Vera Jourovà, Commissaria Europea della Giustizia, definendo l’incontro “una misura fondamentale per recuperare fiducia”.
Una fiducia ormai persa dai 2,7 milioni di cittadini europei coinvolti nello scandalo, i quali pretendono e meritano una spiegazione per quanto accaduto.
Eleonora Artese e Carmen Baffi