Roma – È un Documento di economia e finanza “a politiche invariate, che non contiene parti programmatiche e riforme” perché “spettano al prossimo governo”. Così il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, presenta il Def 2018, redatto dall’esecutivo uscente per rispettare la scadenza del 30 aprile per l’invio del documento alla Commissione europea. Nessuna indicazione sulle politiche future, com’è prassi quando a stilare il Def è un governo in attesa di essere sostituito. Il testo “fotografa la situazione tendenziale”, ricorda l’inquilino dimissionario di Palazzo Chigi sottolineando che ne “emerge quadro positivo”. Poi assegna al prossimo esecutivo il compito di mantenere “serietà sui conti pubblici e credibilità a livello europeo”.
I dati indicano che nel 2017 la crescita si è attestata all’1,5% del Pil, e conferma un aumento di pari entità nel 2018. L’incremento del Prodotto interno lordo si abbasserà all’1,4% nel 2019 e all’1,3% nel 2020. Le stime non considerano eventuali nuove misure del prossimo governo, e secondo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, “riflettono un atteggiamento prudenziale” delle previsioni. “È mia personale convinzione”, afferma infatti il titolare di Via XX Settembre, “che la crescita potenziale italiana sia ben superiore” e possa arrivare “attorno al 2%”. Una performance raggiungibile “a patto che le misure che sono state prese (leggi riforme fatte dai governi Renzi e Gentiloni, ndr) vengano confermate”.
Per quanto riguarda il deficit, il suo rapporto in relazione al Pil si è attestato al 2,3%, uno 0,4% in più rispetto all’1,9% stimato in autunno, perché “incorpora gli interventi in favore del sistema bancario”, che però sono misure una tantum e dunque non strutturali, sottolinea il ministro. Ipotizzando che non ci siano cambiamenti – quindi che aumentino iva e accise, come previsto, a partire dal prossimo anno – l’indebitamento scenderà all’1,6% nel 2018. Buone notizie sul debito pubblico, che per quest’anno è previsto calare di un punto percentuale, attestandosi al 130,8% del Pil, con un trend di diminuzione che lo porterà al 128% il prossimo anno e al 124,7% nel 2020.
Il Def verrà ora trasmesso al Parlamento, dove sarà esaminato dalle commissioni Speciali di Camera e Senato. L’unica certezza, almeno stando alle dichiarazioni di tutte le forze politiche, è la volontà di disinnescare le clausole di salvaguardia sugli aumenti di Iva e accise. Ulteriori indicazioni potranno arrivare dalle risoluzioni sul Def, che verranno approvate in Parlamento indicando gli impegni per il prossimo esecutivo. Poi tutto dipenderà da se e quale accordo di governo si raggiungerà.