Bruxelles – I fondi stanziati per il 2018 per gli aiuti umanitari destinati ai siriani rimasti in Patria e ai Paesi che li ospitano sono stati 4,4 miliardi di dollari (circa 3,6 miliardi di euro), poco più della metà degli otto miliardi richiesti dalle Nazioni Unite. Complessivamente fino al 2020 verranno versati 7,8 miliardi di dollari, con l’Unione europea e gli Stati membri che contribuiscono per il 77% degli impegni totali (poco più di sei miliardi di dollari, circa 4,9 miliardi di euro).
L’annuncio fatto dal commissario per gli Aiuti Umanitari, Christos Stylianides, segue quello del Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite, Mark Lowcock ha affermato, nella conferenza congiunta con l’alta Rappresentante per la Politica Estera Ue, Federica Mogherini, e l’Inviato Speciale Onu per la Siria Staffan De Mistura, in occasione della conferenza “Supporting the Future of Syria and the Region” alla quale hanno partecipato 85 delegazioni di Paesi e organizzazioni mondiali.
Lowcock lascia intendere che l’esito della conferenza è più vicino a un fallimento che a un successo. “In un mondo ideale avremmo preferito raccogliere di più”, ha ammesso. “Alcuni donatori – ha spiegato il rappresentante dell’Onu – non hanno potuto confermare i finanziamenti del 2018 per problemi interni, inclusi gli Stati Uniti, che ogni anno mobilitano un miliardo per la regione” e la Turchia.
La cifra stanziata sinora è inferiore a quella dell’anno scorso, quando sono stati mobilitati 6 miliardi.
Nel 2017, ha spiegato Lowcock, “il contributo turco e quello statunitense” erano presenti da subito e, ha aggiunto, “ci sono state promesse (di stanziamenti) successive” quindi “man mano arriveranno altri soldi”.
Il sostegno dell’Ue per gli aiuti umanitari ai siriani ammonta a 560 milioni di euro annui fino al 2020.
L’alta rappresentante ha detto di aspettarsi che “il livello dei contributi finanziari raccolti alla conferenza” di Bruxelles “possa garantire alla comunità internazionale di sostenere i siriani in questo momento di difficoltà”.
Critica è invece la Ong Oxfam, che ha fatto sapere in un comunicato che la conferenza “non è andata abbastanza lontano” per fornire “un sostegno adeguato ai milioni di siriani che hanno bisogno di assistenza e che sono rimasti a fronteggiare un futuro incerto”. “Sebbene la crisi sia giunta al suo ottavo anno, i bisogni insoddisfatti e crescenti di milioni di uomini, donne e bambini significano che i paesi donatori non possono mostrare alcun segno di stanchezza”, ha aggiunto Oxfam.
I fondi serviranno a portare assistenza umanitaria agli oltre 13 milioni di siriani che ne hanno bisogno, in un Paese dilaniato da 8 anni di guerra civile, ai quali si aggiungono 5,6 milioni nei Paesi che li ospitano, ovvero Turchia, Libano e Giordania.
Soluzione politica al conflitto siriano
Durante la conferenza stampa di oggi pomeriggio si è parlato anche della soluzione al conflitto siriano.
Nonostante l’escalation militare in Siria, l’idea che Russia, Turchia e Iran credano in una soluzione non militare alla crisi è dimostrata dal fatto che le tre nazioni si siano sedute intorno a un tavolo identificando soluzioni comuni, ha detto l’alta Rappresentante durante la conferenza stampa.
E’ già un primo risultato che si sia trovata una posizione condivisa nel riconoscere come impossibile “una soluzione militare al conflitto in Siria” e di ammetterne una “solo politica”.
E’ importante, ha aggiunto Mogherini, anche che vi sia stato un riconoscimento del ruolo “guida delle Nazioni Unite in questo processo” ovvero l’unica “leadership legittima perché il processo politico abbia senso e sia coinvolgente”.
Le fatto eco Staffan de Mistura che ha detto che è positivo il fatto che “non ci sia stato uno scontro in sala” soprattutto considerando “che una settimana fa (nella riunione che ha seguito gli attacchi chimici a Douma) eravamo al limite di una crisi gravissima” e la retorica usata era “vicina a quella della Guerra Fredda”.
Ieri e oggi, Mogherini aveva espresso rammarico per il fatto che le tre nazioni stessero disattendendo le promesse di de-escalation nelle zone controllati dei tre Paesi in Siria, secondo quanto concordato ad Astana.
Il cessate il fuoco e la garanzia di lasciare sgombri i corridoi umanitari come parte degli accordi di Astana erano stati identificati dall’alta Rappresentante come una mossa utile alla soluzione del conflitto siriano, insieme alla necessità, da parte di Russia e Iran, di fare pressione politica su Damasco per l’avvio di negoziati di pace.
Nel frattempo, secondo quanto riportato sui media russi, martedì 25 aprile Mosca ha fatto sapere di aver deciso di fornire alla difesa aerea siriana moderni missili terra-aria S-300 in grado di ingaggiare i missili da crociera (come quelli usati nel bombardamento franco-anglo-statunitense contro obiettivi militari siriani all’indomani dell’attacco chimico a Douma).
Ieri, durante la conferenza stampa congiunta di Donald Trump e Emmanuel Macron al termine del loro incontro a Washington, il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato di aver rimandato il rientro previsto di 2.000 soldati statunitensi dalla Siria.
“Vogliamo tornare a casa, ma quando avremo conseguito quello che vogliamo” ha detto Trump.
Trump lega la risoluzione del conflitto siriano a un accordo stabile e duraturo sul nucleare iraniano, che egli reputa inadeguato nella sua forma attuale, e, a Washington, ha chiesto “un nuovo accordo” con “basi solide”, perché “non vogliamo dare all’Iran caccia aperta al Mediterraneo”.
L’accordo sull’Iran deve rimanere intatto
Commentando l’incontro tra il Capo di Stato francese e quello statunitense, Mogherini ha detto che Macron “ha sottolineato che tutta l’Europa è a favore di un’attuazione dell’accordo che è in vigore, e che, che eventualmente si potrebbe parlare di “aspetti aggiuntivi” ma l’accordo, deve “rimanere intatto”.
L’Ue si è pronunciata molte volte in favore del mantenimento dell’accordo sul nucleare iraniano, stipulato nel 2015 per evitare la fabbricazione dell’arma nucleare da parte di Teheran, in cambio di un deciso attenuarsi dalle sanzioni internazionali che stavano strozzando l’economia del Paese.
Secondo dell’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica , ha detto Mogherini, gli impegni presi dall’Iran sono “pienamente rispettati”.
L’accordo, ha spiegato Mogherini “ha permesso negli ultimi decenni di evitare che l’Iran sviluppasse il nucleare” militare e, anche se “ci possono essere altre discussioni tra Macron e Trump che possono puntare all’aspetto di attuazione dell’accordo, per il resto l’Ue e gli altri membri hanno detto molto chiaramente” che deve essere rispettato così com’è.