Bruxelles – Mentre il presidente francese Emmanuel Macron è a Washington per convincere il suo omologo statunitense sulla necessità di mantenere 2.000 militari statunitensi in Siria – che Donald Trump ha annunciato di voler ritirare sebbene parte della sua amministrazione sia contraria – l’alta rappresentante per la Politica estera dell’Ue Federica Mogherini insiste sulla responsabilità di Iran, Russia e Turchia a proposito del mantenimento del cessate il fuoco a Damasco.
“I tre garanti di Astana” hanno “la responsabilità politica ma anche l’interesse di far funzionare il cessate il fuoco”, anche per quanto riguarda “l’accesso umanitario che deve essere garantito”, ha detto il capo della diplomazia europea al Summit di oggi a Bruxelles “Syria Conference”, dedicato a “Sostenere il futuro della Siria e della regione”, attraverso il supporto politico e finanziario per i siriani, oltre che per rilanciare il processo di Ginevra.
Nella capitale kazaka Astana, Russia, Iran e Turchia – alleati di Assad – si sono resi nel maggio 2017 garanti del mantenimento della tregua tra forze governative siriane e gruppi dell’opposizione in quattro zone di de-escalation in Siria, oltre anche l’istituzione di corridoi umanitari e linee di demarcazione con checkpoint gestiti da truppe russe, iraniane e turche.
Nonostante l’accordo, che costituisce una sorta di “rivale” rispetto all’omologo di Ginevra, e nonostante l’impegno tripartito sia stato ribadito nel vertice di Ankara del 3 aprile gli impegni sono stati costantemente disattesi.
Nelle ultime settimane, ha spiegato Mogherini, non c’è stato quello che ci si aspettava nelle zone di de-escalation e, anzi, “abbiamo visto il contrario” e “io vedo una contraddizione in questo”.
Alle posizioni di Mogherini hanno fatto eco quelle dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Staffan De Mistura che ha spiegato che “c’è un lavoro che ci si aspetta che i Paesi di Astana facciano, e che è la de-escalation, ma abbiamo visto il contrario e ci aspettiamo che facciano il loro lavoro”.
“Chiedere all’Ue o alle Nazioni unite di fare un miracolo quando grandi player non stanno facendo il loro lavoro è chiedere troppo”, ha aggiunto De Mistura.
L’Ue ha ribadito più volte la sua contrarietà a qualsiasi soluzione di tipo militare e la ricerca di soluzioni politica sotto l’egida delle Nazioni Unite.
La conferenza di Bruxelles avviene a poche settimane dall’attacco chimico contro i civili a Douma, al quale hanno fatto seguito attacchi missilistici franco-anglo- statunitensi contro obiettivi militari siriani.
A Bruxelles, Mogherini e De Mistura hanno incontrato i rappresentanti delle organizzazioni della società civile siriana e dei Paesi vicini, raccogliendo i loro pareri, che verranno riportati durante la sessione ministeriale del 25 aprile, quando si incontreranno oltre 85 delegazioni di Paesi e organizzazioni.
Con la conferenza, l’Ue spera di mettere insieme 5,6 miliardi di euro per portare assistenza umanitaria agli oltre 13 milioni di siriani che ne hanno bisogno, in un Paese dilaniato da 8 anni di guerra civile, ai quali si aggiungono 5,6 milioni nei Paesi che li ospitano, ovvero Turchia, Libano e Giordania.
Da quanto riportato nella sessione di apertura della conferenza, svoltasi il 24 aprile, che ha visto la partecipazione di Commissari europei, emissari delle Nazioni Unite, e rappresentanti delle Ong, il quadro della situazione umanitaria in Siria emerge drammatico.
Il Commissario europeo per gli aiuti umanitari Christos Stylianides ha dichiarato che “dopo 7 anni la situazione umanitaria in Siria continua a deteriorarsi, dando luogo a un’enorme tragedia umana e umanitaria”.
“Questa conferenza è una chiamata per l’umanità per una soluzione durevole, è la chiamata delle persone della Siria e della regione”, ha aggiunto il Commissario
l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati delle nazioni Unite Filippo Grandi ha spiegato che “non solo la situazione è diventata più dura, ma l’evacuazione continua a essere la più elevata del mondo con 11 milioni di persone fuori dal paese, delle quali 5.6 nei Paesi vicini”.
Gli ha fatto eco il Sotto-Segretario per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite Mark Lowcock che ha spiegato come le evacuazioni siano state “un record l’anno scorso e ci siano stati pochi rientri in patria, perché le condizioni necessarie non sono state raggiunte e gli sforzi per una de-escalation non hanno avuto successo”.
“Il regime siriano si rifiuta di aderire ai colloqui di pace in modo significativo e continua la pressione sugli stati che ospitano i rifugiati”, ha aggiunti Lowcock.
Tra i paesi vicini ospitanti, il Libano, in particolare, si trova in una situazione molto grave, dal momento che il milione di rifugiati siriani che ospita costituisce quasi un quarto della sua popolazione complessiva.
I partecipanti alla conferenza hanno messo in luce l’assoluta necessità di mettere insieme i fondi necessari per supportare l’intervento umanitario, con Lowcock che ha aggiunto “con le risorse a disposizione quest’anno, non possiamo nemmeno venire incontro alle situazioni più urgenti”.
“Se non abbiamo le risorse possiamo aiutare le persone, se non le abbiamo non possiamo, ha aggiunto”, ha spiegato il Sottosegretario per gli Affari Umanitari.
“La risposta umanitaria a una delle più gravi crisi degli ultimi decenni è finanziata per poco più del 20%”, ha dichiarato Oxfam Italia.
“La protezione dei civili è un obbligo legale e un dovere morale oltre che una questione di urgenza”, ha aggiunto il Presidente del Comitato Economico e Sociale dell’Ue Luca Jahier.
“Non c’è tempo da perdere, in quanto europei sappiamo fin troppo bene che senza pace non c’è vita, solo tragedia umana.Tutti gli attori che si incontrano oggi a Bruxelles e domani devono mostrare sinceramente il loro forte sostegno per il rilancio dei colloqui, il lavoro verso il miglioramento delle condizioni affinché gli aiuti umanitari raggiungano le popolazioni vulnerabili” ha concluso Jahier.