Roma – In Italia l’età minima per esprimere il consenso all’utilizzo dei propri dati personali è 16 anni. È l’orientamento espresso dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), guidata da Filomena Albano, in un parere inviato al governo nell’ambito dell’adeguamento alla normativa dell’Unione europea. L’esecutivo ne terrà conto nel decreto legislativo da emanare per conformare la legge italiana a quanto prescritto dal regolamento Ue sulla privacy (Gdpr), che entrerà in vigore il 25 maggio prossimo.
La norma comunitaria fissa proprio a 16 anni l’età minima per esprimere, senza bisogno dell’assistenza di un genitore o di un legale rappresentante, il consenso al trattamento dei propri dati personali che si fornisce, ad esempio, iscrivendosi ai social network, scaricando app per smartphone o utilizzando altri servizi digitali. Agli stati membri viene però consentito di abbassare tale soglia, a patto di non scendere sotto i 13 anni. Un’opportunità di cui l’Italia, se l’esecutivo recepirà l’orientamento della garante, non si avvarrà.
“Non è opportuno abbassare la soglia dei 16 anni prevista dal Regolamento”, ammonisce Albano. “I diritti di ascolto, partecipazione, espressione e quello di essere parte della vita culturale e artistica del Paese, previsti dalla Convenzione internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, devono dar vita a una ‘partecipazione leggera’ dei minorenni”, ritiene la titolare dell’Agia. A suo avviso quella partecipazione non deve essere “gravata da pesi e responsabilità che competono, da una parte, a chi esercita la responsabilità genitoriale e, dall’altra, ai contesti educativi e istituzionali nei quali sono inseriti i ragazzi”.
Sono proprio le carenze su quest’ultimo punto a ostacolare la possibilità di abbassare la soglia, secondo Albano. Dal momento che “non si registra una diffusione capillare di programmi educativi tarati specificatamente sulla ‘consapevolezza digitale’”, è la tesi della garante, bisogna “che le agenzie educative e le istituzioni predispongano e attuino un programma in tal senso, accompagnato da uno studio sulla necessaria consapevolezza digitale da parte delle persone di minore età”. Senza questi interventi “non è possibile immaginare una soglia per il consenso autonomo dei minorenni più bassa di quella stabilita a 16 anni a livello europeo”.
Nel parere dell’Agia figura anche la richiesta che le informative sul trattamento dei dati personali siano scritte in un linguaggio comprensibile ai minorenni, e che i loro dati personali vengano trattati solo con lo scopo di tutelarne i diritti e non per finalità di marketing.