Ha qualcosa di agghiacciante l’intervento del governo italiano nella vicenda del piccolo Alfie, il bambino inglese afflitto da una patologia degenerativa mortale cui i giudici inglesi hanno deciso di sospendere le cure, contro la volontà dei genitori. La concessione della cittadinanza italiana consentirebbe al piccolo di continuare le cure palliative in Italia, e quindi sfuggire alla decisione britannica di staccare la spina che lo mantiene in una vita vegetativa.
In questa oscura partita di vita e di morte il nostro morto governo mostra una risolutezza e soprattutto una visione del mondo che non ha mai avuto da vivo. La stessa che ha dimostrato nel costituirsi parte civile nel processo che vede Marco Cappato accusato di istigazione al suicidio del dj Fabo.
L’Italia che non ha una politica estera capace di guidare i nostri interessi, che si lascia trascinare dai suoi partner più potenti nelle loro strategie e nella difesa dei loro interessi, che subisce con grandi danni l’embargo contro la Russia, che si lascia sbeffeggiare dalla Francia sui suoi confini, che è assente dallo scenario siriano e che stenta a mantenere una linea coerente nel Mediterraneo, che ha sempre minor peso a Bruxelles, che lascia la Turchia minacciare una nave dell’ENI e poi accoglie Erdogan con tutti gli onori a Roma, questa debole e contraddittoria Italia si rivela oggi invece titanica nell’usare la politica estera per combattere l’eutanasia perfino oltre i propri confini.
È vero, ognuno fa la politica estera che può. C’è quella delle cannoniere, quella della sedia vuota, noi abbiamo quella della tenda a ossigeno. Rivelatrice di un establishment che appena si scuce il tessuto delle alleanze politiche, si rivela per quello che è sempre stato: un potentato ecclesiastico. L’Italietta vaticana diventa dunque all’improvviso una superpotenza a difesa della vita. Non quella dei milioni di persone che fuggono dalla guerra o dalla miseria ma di malati terminali che non ci hanno chiesto niente e di cui noi ci arroghiamo il diritto di decidere la sorte.
Non abbiamo il coraggio di concedere la cittadinanza italiana ai tanti italiani di origine straniera nati in Italia, ma pateticamente la concediamo a un malato terminale con l’ipocrita scusa di salvarlo. Non salvarlo dalla morte sicura che comunque lo attende bensì prometterlo a chissà quanto tempo di sofferenza fisica per lui e morale per i suoi genitori, anche loro presi in giro da questa mortifera politica falsamente umanitaria che usa il dolore delle persone come strumento di propaganda di un ideale teocratico.
Con questo gesto inavveduto il nostro governo prende in ostaggio il piccolo Alfie e ne fa il prigioniero di una guerra che, come ogni altra, usa la morte e la sofferenza per raggiungere i propri obiettivi. In realtà alla macabra coalizione della flebo che guida le scelte del governo italiano in questa vicenda non importa nulla della vita del piccolo Alfie. Quello che vuole è impossessarsi della sua morte. Farà un bello spettacolo di compassione e di propaganda.