Bruxelles – In Europa di lavoro si muore. Si stima che il numero complessivo di persone che sviluppano il cancro per effetto di esposizione a sostanze cancerogene durante il lavoro sia di oltre 120mila, e che ogni anno per questo male muoiano 80mila persone. Commissione europea e Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Ocha) lanciano la nuova campagna d’informazione e prevenzione sui rischi legati agli uffici e ai luoghi in cui si svolge la propria attività professionale. Un esercizio non nuovo ma sempre doveroso, perché il fenomeno dei pericoli legati al lavoro non si arresta.
A livello comunitario la legislazione volta alla protezione dei lavoratori c’è, eppure evitare rischi da sostanze pericolose resta. Christa Sedlatschek, direttrice dell’Eu-Ocha, ricorda che il 17% dei lavoratori dell’Ue riferisce di maneggiare sostanza chimiche o di avere la pelle a contatto con prodotti chimici per almeno un quarto del tempo lavorativo (25%), sostanze bio-chimiche sono presenti in quasi quattro aziende su dieci (38%), e un lavoratore su dieci (11%) respira i vapori di solventi, a cui si aggiunge un altro 15% della forza lavoro che che inala regolarmente fumi, polveri e particolato.
Nessuno è immune dal rischio per la salute. La speciale guida pubblicata da Commissione europea e Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Ocha) per la gestione delle sostanze pericolose a lavoro ricorda che tali sostanze si trovano ancora in grandi quantità nei settori agricolo-forestale (62% delle imprese interpellate che hanno riconosciuto di farne uso), manifatturiero (52%), edile (51%), gestione e smaltimento rifiuti (51%), fornitura idrica ed elettrica (51%). Tra vernici, inchiostri, solventi, collanti, le imprese più grandi “spesso” arrivano ad utilizzare anche più di 1.000 prodotti chimici differenti, tutti con una cosa in comune: gli effetti a medio e lungo termine per la salute.
L’imperativo è dunque informazione. “Molti lavoratori non sanno che non sono solo i prodotti chimici etichettati come ‘a rischio’ che possono causare danni” per la salute, rileva ancora Christa Sedlatschek. Altre sostanze comunemente usate in tutti i settori, dalla farina nelle panetterie alla polvere di silice nei cantieri, possono essere pericolose se non sono usate in modo appropriato”.
Gli opuscoli informativi, uniti al coinvolgimento dei datori di lavoro nello spiegare i rischi – e non solo i trucchi – del mestiere, porteranno il cambio di passo voluto e auspicato. Si vuole diffondere la consapevolezza dei pericoli, promuovere tecniche per la corretta gestione delle sostanze pericolose sul posto di lavoro quali la valutazione del rischio, l’eliminazione e la sostituzione di suddette sostanze. Un lavoro che intende concentrarsi soprattutto nelle Pmi.
“La nostra campagna aumenta la consapevolezza di tutti i tipi di sostanze pericolose, non solo di quelle ovvie, e sottolinea l’importanza della valutazione del rischio in tutti i settori come il primo passo verso la prevenzione”, continua la direttrice dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. Le fa eco Marianne Thyssen, commissaria per l’Occupazione e gli affari sociali. “Continueremo a sensibilizzare e ad agire per limitare l’esposizione dei lavoratori a sostanze chimiche cancerogene”.
Iniziative che non possono non far piacere ai cittadini e ai governi. I costi diretti dell’esposizione alle sole sostanze cancerogene nei luoghi di lavoro costa all’Europa circa 2,4 miliardi di euro all’anno. E non è che una parte. I costi per la spesa sanitaria e le perdite di produttività nell’Ue sono stimati tra i quattro e i sette miliardi di euro l’anno tra costi per gli ospedali, le cure primarie, i farmaci, le cure di emergenza e le cure ambulatoriali.