Roma – Il contratto di governo che il M5s propone per formare un esecutivo con la Lega o con il Pd – un partner esclude l’altro – segna non solo il punto fermo dell’adesione italiana all’Ue e all’Eurozona, ma anche al gruppo di testa del percorso di integrazione europea. “La cura dell’interesse nazionale può efficacemente svolgersi solo all’interno dei trattati stipulati con i Paesi che partecipano all’integrazione più stretta in Europa”, si legge nella bozza di intesa pubblicata oggi dal capo politico dei 5 stelle, Luigi Di Maio, sul blog del movimento.
Nelle 28 pagine della relazione curata dal professor Giacinto Della Cananea (qui il testo completo), il contratto indica 10 punti per l’azione di governo. Sono trattati volutamente in modo generico, per lasciare spazio al negoziato tra i contraenti prima della sottoscrizione. Ma su una questione le indicazioni sono ben precise: “Le parti intendono assicurare la continuità della collocazione dell’Italia in Europa e nello scenario internazionale”.
Con un eventuale esecutivo fondato sul contratto proposto da Di Maio “saranno mantenuti gli impegni assunti in sede europea”, dove “il governo sarà fermo nel pretendere il rispetto dell’eguaglianza tra Stati” e “nell’esigere, per tutti e in ogni caso, l’assolvimento degli obblighi di solidarietà”, in particolare nella gestione dei flussi migratori.
“Siamo disponibili a riformare le istituzioni dell’Unione, soprattutto rafforzando il ruolo del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali”, si legge ancora nella proposta di accordo. “È necessario e urgente avviare con tutti i partner riflessioni e verifiche sull’organizzazione e il funzionamento dell’Unione”. Bisogna “riconsiderare l’esistenza di più sedi – troppe – per il Parlamento europeo”, ed è “indifferibile una revisione del bilancio dell’Unione, affinché le azioni comuni siano concentrate” dove agire a 28 (o a 27 dopo la Brexit) apporta “un valore aggiunto”.
Per un “incremento immediato e duraturo degli investimenti pubblici”, il contratto punta a “una più oculata gestione dei fondi europei da parte italiana e una rettifica degli orientamenti” di politica economica nell’Eurozona. Promuovendo il “doveroso sforzo di tutti contro l’elusione e l’evasione fiscale”, l’eventuale governo retto sul contratto con i 5 stelle “sosterrà l’azione della Commissione europea nei confronti dell’Irlanda”. L’Italia, inoltre, “esige che tutti i Paesi membri facciano la propria parte” per una “gestione solidale dei flussi d’immigrazione”, anche questa “doverosa”.
Prima di presentare la bozza di contratto, la relazione mette in guardia dalle divergenze registrate tra i programmi di M5s, Lega e Pd. Non perché prevalgano sui punti di contatto, ma “riguardano temi e problemi tra quelli più rilevanti per l’azione dello Stato, all’interno e all’esterno, e sono quindi tali da rendere ardua la formazione di un governo coeso”. Tra i pochi esempi di un elenco potenzialmente infinito si cita la giustizia penale e le visioni diverse sull’entità delle pene per alcuni reati, sulle misure alternative al carcere, sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Sono “più note, e non meno marcate, le divergenze in materia vaccinale”, scrive il gruppo di lavoro guidato dal professore Della Cananea, definendo però “ben più rilevanti” quelle “concernenti l’Unione economica e monetaria e le pensioni”. “Anche quando gli obiettivi sono sostanzialmente condivisi”, ammonisce il rapporto, “le divergenze che emergono dai programmi per quanto concerne gli strumenti sono numerose e importanti”. Tutti vogliono preservare l’universalità del Sistema sanitario nazionale, con “assetti organizzativi assai diversi”, soprattutto in merito al ruolo del settore privato e in materia di conflitto d’interesse.
Quanto ai punti di convergenza individuati, non è un caso che il primo riguardi “le misure da prendere per meglio tutelare la società tutta e, in particolare alcune sue componenti, i giovani e le famiglie”. Rientra in questa definizione il cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle, il reddito di cittadinanza. Nella tabella sinottica allegata al documento si chiama “politiche attive di sostegno al reddito e riforma dei centri per l’impiego”, una formula che consente di annoverarlo tra i punti condivisi da tutte le forze politiche, sebbene potrebbero nascere non poche divisioni nel declinarlo.