Strasburgo – Nessuna richiesta di dimissioni, né per il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, né per il suo nuovo segretario generale, Martin Selmayr, ma riaprire le candidature e ricominciare l’iter di nomina per dare modo ad altri di poter candidarsi. Il Parlamento europeo non ha voluto procedere con la mano pesante nei confronti dell’esecutivo comunitario, ma ha comunque approvato un testo politicamente forte contro il team Juncker. La commissione Controllo di bilancio ha approvato a larga maggioranza (22 voti a favore, 3 contrari e 4 astensioni) una mozione di risoluzione sul caso Selmayr su cui mercoledì sarà chiamata a pronunciarsi l’Aula.
Il Ppe ha provato a difendere quanto più possibile Jean-Claude Juncker, e alla fine ne è uscito un testo di compromesso tale da evitare di votare gli emendamenti più delicati, quelli in cui si chiedevano passi indietro importanti. Le richieste di dimissioni di Juncker e del suo segretario generale vengono ritirate. Tra le richieste oggetto di votazione viene bocciata la richiesta di revocare la nomina di Martin Selmayr a segretario generale della Commissione europea in nome della credibilità dell’istituzione (emendamento dei 5 Stelle), così’ come viene respinta la richiesta di approvazione di una mozione di censura nei confronti della stessa Commissione (richiesta proveniente dal Front National).
Sotto il fuoco dei voti contrari finisce l’emendamento della Gue in cui si chiedeva di prevedere espressamente che i ruoli di segretario generale delle tre istituzioni comunitarie (Commissione, Consiglio, Parlamento) non possano essere ricoperti contemporaneamente da persone della stessa nazionalità.
Il Ppe si vede bocciare l’emendamento in cui si sosteneva che la nomina di Selmayr “è pienamente in linea con lo statuto dei funzionari e il regolamento interno della Commissione”, segno che tra i parlamentari qualcosa non va. In realtà, a leggere il testo che esce dalla commissione Controllo di bilanci, il parere espresso è piuttosto negativo. L’organismo parlamentare comunica all’Aula che ritiene “altamente inaccettabile la nomina dell’occupante del posto manifestamente politico del capo di gabinetto del presidente della Commissione alla carica di segretario generale”. Soprattutto si contestano le modalità. “La nomina in due fasi del Segretario Generale potrebbe essere vista come un colpo di mano al limite e forse anche oltre i limiti della legge”.
A finire nel mirino della commissione Controllo di bilancio il collegio dei commissari nella sua interezza. L’organismo parlamentare si dice “deluso dal fatto che non un singolo commissario sembra aver messo in discussione questa nomina a sorpresa, chiesto un rinvio della decisione di nomina o richiesto una discussione di principio sul ruolo di un futuro segretario generale in seno alla Commissione, pur rilevando che il punto non era all’ordine del giorno”.
Il Parlamento europeo dunque nei fatti censura l’operato della Commissione, tanto che la deputati europei si sono espressi nel senso di “riaprire la procedura di nomina per il segretario generale” e dare ad altri “la possibilità di candidarsi”. Marco Valli (M5S/Efdd), parla di “compromesso ridicolo” che mostrerebbe limiti e contraddizione della soluzione. “È passata la richiesta di rivedere la procedura della nomina del segretario generale della Commissione europea ma non la revoca o la richiesta di dimissioni di Selmayr stesso”.
Abbastanza soddisfatto è invece il verde Sven Giegold, secondo il quale “tutti i ricatti
di Juncker non hanno impedito al Parlamento di adottare un atteggiamento molto critico
con la richiesta di conseguenze severe. Il controllo parlamentare ha ha prevalso sul potere politico”.