Dall’inviato
Strasburgo – “Pro-Europeo”. Da destra a sinistra Emmanuel Macron raccoglie consensi. Non molti, per la verità, ma comunque mette tutti d’accordo sul suo entusiasmo per l’Ue. Molto resta da vedere e i rappresentanti di tutti i principali gruppi politici europei non hanno dubbi circa la vocazione pro-Ue del presidente francese mostrata nell’ormai consueto dibattito sul futuro in Parlamento europeo.
L’Aula ascolta con attenzione, e con grande attenzione guarda all’inquilino dell’Eliseo, considerato una risorsa. Anche se le voci critiche non mancano. Se popolari (Ppe), socialdemocratici (S&D), liberali (Alde) e Verdi stanno con Macron, conservatori (Ecr) e Sinistra unitaria (Gue) non nascondono perplessità. Gli eurocritici criticano, nel rispetto della loro natura.
“Ho atteso a lungo per un presidente francese così pro-europeo come quello di oggi”, sottolinea il capogruppo Ppe, Manfred Weber, il primo a prendere la parola. Da parte dei popolari c’è “il pieno sostegno” a lavorare insieme. Ma la Francia potrà contare anche su un altro alleato, quello socialdemocratico. Il capogruppo S&D, Udo Bullmann, lo applaude ma lo aspetta al varco. “Apprezziamo l’entusiasmo e l’attenzione per l’Europa, ma le parole non bastano”. L’italiano Daniele Viotti lo invita a entrare nel partito socialista europea. “Lasci perdere la formazione di nuove famiglie politiche, ce ne sono già abbastanza. Venga alla prossima riunione del Pse, vedrà che troveremo molti punti in comune”.
Se popolari e socialdemocratici si contendono il presidente francese, Sergio Cofferati lo scarica. L’europarlamentare di Sinistra Italiana, membro del gruppo S&D, definisce “vuoto e ipocrita” il discorso di Macron. “Parla di necessità di una politica solidale sulle migrazioni, ma sbarra le sue frontiere anche a chi scappa dalla guerra. Parla di risorse proprie Ue, ma blocca in Consiglio Europeo la tassa sulle transazioni finanziarie. E l’elenco delle ipocrisie potrebbe continuare a lungo”.
Dure le critiche dei conservatori europei. Il capogruppo dell’Ecr, Syed Kamall, boccia l’idea di un maggiore sovranità europea. “L’insoddisfazione crescente degli elettori non deriva dai pochi poteri dell’Ue, ma dai suoi troppi poteri”. Il conservatore britannico parla di passi indietro, di “un ritorno all’agenda degli anni Cinquanta”.
“Voglio incoraggiarla a continuare così, perché le forze conservatrici in Europa sono forti”, il commento del capogruppo Alde, Guy Verhofstadt. Un apprezzamento per l’impegno di Macron, una critica implicita per euroscettici e lo stesso Kamall. Il liberale ne approfitta per sostenere gli attacchi in Iraq, e rilanciare il dibattito sull’unione militare. “Sono Francia e Regno Unito a lanciare missili, non è l’Unione europea. Ancora non esiste un esercito europeo”.
Proprio l’intervento in Siria è ciò che viene rinfacciato a Macron dalla Gue. “Abbiamo difficoltà a comprendere il Suo concetto di un’Europa sovrana quando ha ignorato il quadro decisionale dell’Ue per bombardare la Siria”, critica il vicepresidente del gruppo, Patrick Le Hyaric. E poi, aggiunge, “spinge per un’austerità ultra-liberale che non è democratica”.
Philippe Lamberts offre invece la disponibilità dei Verdi. “Dopo anni di diserzione politica, la Francia sembra finalmente aver trovato un presidente che ha ambizioni per l’Europa”, e il gruppo dei Greens si dice pronto a lavorare insieme “ogni volta che Macron s’impegnerà per la costruzione di un’Europa più giusta e sostenibile”. Sponde condizionate, come quelle socialiste. Qualcuno, però, nel gruppo verde non digerisce il ‘non’ francese al progetto di elezione diretta del presidente della Commissione europea (spitzenkdandidat).
Le critiche degli euroscettici del gruppo Efdd ( il gruppo di cui fanno parte i 5 Stelle) sono affidate al francese Florian Philippot, che rifiuta l’idea di maggiori poteri all’Ue. “La sola sovranità che conta in democrazia è quella nazionale. E’ venuto a qui a ripetere tutti i canoni del catechismo europeo, come Tony Blair e Matteo Renzi prima di lei”.
Da fuori del Parlamento i commenti sono simili. “Il tono e il contenuto del discorso di Emmanuel Macron al Parlamento europeo dimostra che non pensa che la finestra di opportunità per la riforma dell’Ue sia stata chiusa – sostiene Janis A. Emmanouilidis, direttore degli studi dell’European Policy Centre -. C’è ancora speranza che Merkel sarà in grado di raccogliere la volontà politica e il coraggio necessari per raggiungere un compromesso significativo, ma il tempo sta scadendo”. Sempre dall’Epc però l’analista economico Robin Huguenot-Noël afferma che “il discorso di Macron è stato piuttosto timido sulla riforma dell’Unione monetaria… sì, la finestra delle opportunità si sta chiudendo in Germania, ma la Francia che ridimensiona le proprie ambizioni non aiuterà il campo riformista”.