Bruxelles – Roma-Liverpool, come la sera che fu, tanti anni fa. I presupposti di una serata magica mutata improvvisamente in notte fonda per i romanisti. I sogni che si infrangono, i miti che svaniscono, gli eroi che cadono. Roma-Liverpool, come la sera che verrà, di qui a breve. Le premesse per pensare in grande, le paure di risvegliarsi piccoli. L’urna di Nyon pone di fronte ai giallo-rossi il suo passato più remoto e quello più recente, l’amara finale di coppa Campioni del 30 maggio 1984, e la sciagurata idea di lasciar partire, destinazione Liverpool, la stella del calcio egiziano Mohamed Salah.
Ecco allora che per ricercare la gloria la Roma dovrà fare i conti anche con le sue vecchie glorie. Del resto nell’Urbe ci sono abituati. L’VIII re di Roma abdicò proprio al cospetto degli inglesi, quel maggio di trentaquattro anni fa. Paulo Roberto Falcao e la decisione di non calciare il rigore nella finale che per la prima volta assegna il trofeo dagli undici metri: è questa la ferita che non si rimargina, neppure volendolo. La cessione estiva di Salah, dopo la promessa di non indebolire la squadra, è pure qualcosa che ancora non va giù, pur provandoci. Storie di stelle, cadenti e cadute.
Roma-Liverpool, storia di astri calcistici e celesti. Allison, Fazio, Manolas, De Rossi, Naingolan e Dzeko, per citarne alcuni. Wijnaldum, Firmino, Salah, Chamberlain e Milner, per citarne altri. In campo per confermare o smentire i pronostici, quelli che ridono ai Reds e irridono ai giallo-rossi. Una sola vittoria romana, peraltro inutile e sempre amara, nei cinque confronti avuti finora. Due sconfitte in casa (una, la prima, ai rigori, con lo scudetto sul petto…), tante quante le eliminazioni patite in Europa per mano del rivale fin qui mai superato. Attraverso lo specchio d’erba il regno delle meraviglie sportive che il Liverpool ben conosce, e che la Roma tanto vorrebbe toccare con mano.
Eusebio Di Francesco e Jurgen Klopp, due che di meraviglie sportive ne hanno già prodotte in quantità e intensità, sovvertendo gli ordini calcistici e arrivando in semifinale a dispetto di quanti, non pochi, li avevano dati per eliminati da tempo. Una sorpresa la squadra di Di Francesco, a modo suo sorprendente quella di Klopp. Ed eccoli entrambi, lì, dove in pochi avrebbero scommesso, a giocarsi un posto per una finale che al Liverpool manca dal 2007 e alla Roma addirittura dal 1984. La strada che porta a Kiev passa per le roccaforti di Anfield Road (andata 24 aprile), dove ha saputo segnare solo il Siviglia, e dell’Olimpico (ritorno 2 maggio), dove resiste inviolata la rete romanista in questa edizione di Champions League. Elementi lì a ricordare che non sarà facile per nessuno, anche se ognuno ovviamente auspica il contrario. Ma questa è Roma-Liverpool. Ancora una volta.