(ha collaborato Greta Bitante)
Bruxelles – E’ tempo per l’Europa di avere una sua norma sulla class-action. La Commissione europea prova a compiere il grande passo con le proposte di modifica delle direttive sui diritti e la tutela del consumatori in senso di più ampio per i cittadini Ue. La principale modifica alle regole esistenti che l’esecutivo comunitario chiede agli Stati membri, che dovranno ora esprimersi su queste proposte, è la creazione di un quadro europeo per le azioni collettive. L’esecutivo comunitario vuole rendere possibile, “per un soggetto riconosciuto” quale ad esempio un’organizzazione dei consumatori o un’associazione senza fini di lucro, presentare ricorso a nome e per conto di un gruppo di consumatori che sono stati lesi da pratiche commerciali illecite. Una pratica che esiste già in alcuni Stati membri, ma non in tutti. Si vuole quindi europeizzare l’istituto della class-action.
La proposta della Commissione europea può cambiare in modo radicale la vita delle imprese e dei consumatori. Avere una class-action europea significa che in situazioni analoghe a quelle dello scandalo Dieselgate, che si ritiene responsabile della morte di 35mila persone, le vittime di pratiche commerciali sleali, come la pubblicità ingannevole da parte di costruttori di automobili non conformi al quadro normativo dell’UE per l’omologazione dei veicoli o alla legislazione ambientale, potranno ottenere riparazione collettivamente attraverso un’azione rappresentativa ai sensi della nuova direttiva. Tale ricorso collettivo non era prima previsto dal diritto dell’Unione.
Il team Juncker fa una scelta chiara, che non piace al mondo delle imprese. “I consumatori europei già godono dei livelli di protezione maggiori e più elevati del mondo”, premette Markus Breyer, direttore generale di BusinessEurope, l’associazione delle Confindustrie europee. “In questo contesto, le proposte del sembrano una soluzione alla ricerca di un problema”.
La Commissione però è convinta che misure in questo senso siano più che necessarie. “In un mondo globalizzato in cui le grandi imprese hanno un enorme vantaggio sui singoli consumatori dobbiamo livellare le disparità”, spiega il commissario per la Giustizia, Vera Jourova. “Introdurremo un diritto di ricorso collettivo europeo per i gruppi di consumatori che hanno subito un danno, con adeguate garanzie per evitare gli abusi”, le fa eco il commissario per la Migliore legislazione, Frans Timmermans.
A Bruxelles lo definiscono il ‘new deal’ per i consumatori, riprendendo il nome del vasto programma di rilancio economico varato negli anni Trenta dal presidente Usa Franklin Roosevelt per rispondere alla grande depressione. Si intende aggiornare la direttiva del Consiglio concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori, la direttiva relativa alla protezione dei consumatori in materia di indicazione dei prezzi dei prodotti offerti ai consumatori, la direttiva relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori nel mercato interno e la direttiva sui diritti dei consumatori.
Tra le novità l’aggiornamento delle norme all’era digitale. In caso di acquisti online i consumatori dovranno essere “chiaramente” informati se stanno acquistando da un professionista o da un privato, in modo da sapere se godono di diritti che li proteggono in caso di problemi. Inoltre si estendono anche ai servizi ‘free’ i diritti di informazione e recesso già previsti in caso di pagamento per servizi on-line. Vuol dire estensione dei diritti ai servizi di archiviazione su cloud, social media o posta elettronica.