Di Chiara Micalizzi
Le conclusioni dell’ultimo vertice europeo non lasciano adito a dubbi: il sogno di una riunificazione cipriota è ancora ben lontano dal realizzarsi. Ad ostacolare il ricongiungimento tra le due anime dell’isola è la Turchia di Erdogan, il cui atteggiamento fa temere ai leader europei una possibile escalation della tensione nell’area del Mediterraneo orientale.
Il Consiglio europeo di primavera ha espresso serie preoccupazioni per le azioni illegittime perpetrate dalla Turchia negli ultimi mesi, invitando lo Stato ad adottare una condotta conforme al diritto internazionale. L’appello di Bruxelles ad Ankara riguarda il blocco delle attività esplorative nella zona economica esclusiva cipriota, posto in essere lo scorso febbraio dalla marina militare turca. Impedire alla nave da perforazione Saipem 12.000 di svolgere le proprie attività al largo delle coste di Cipro è un chiaro messaggio alla Repubblica di Nikos Anastasiadis e all’Europa. La Turchia non intende rispettare la sovranità cipriota, nonostante questa sia riconosciuta dalla comunità internazionale. Come sottolineato dal ministero degli Esteri di Ankara, la stabilità della regione è subordinata alla richiesta turca di un riconoscimento, a livello internazionale, dell’autoproclamata Repubblica di Cipro del Nord.
L’atteggiamento ostile di Erdogan, come dei suoi predecessori, nei confronti di Cipro non solo impedisce il dialogo tra greco-ciprioti e turco-ciprioti, ostacolando la Repubblica guidata da Anastasiadis nell’esercizio della propria sovranità. Sancisce pure l’impossibilità di compiere dei passi avanti nei negoziati di adesione turca all’Unione Europea.
Non a caso, durante l’ultimo vertice, sono state rievocate le conclusioni del Consiglio europeo dell’ottobre del 2014 e la Dichiarazione del 21 settembre 2005. In entrambi i casi l’Unione aveva ricordato alla Turchia la necessità di normalizzare le relazioni con tutti i suoi Stati membri, in quanto fase essenziale del processo di adesione. Il riconoscimento turco dello Stato di Cipro, membro dell’Ue dal 1° maggio 2004, è dunque un requisito necessario quanto quelli dell’acquis comunitario e politico.
La condanna che l’Ue avanza nei confronti della Turchia non riguarda esclusivamente la questione cipriota, asserendo anche alla frequente detenzione di cittadini europei nel suo territorio. Le trattative con Erdogan si fanno sempre più difficili, come conferma il fallimentare esito del vertice in Bulgaria dello scorso 26 marzo.
L’incontro a Varna lascia ancora aperte delle questioni di grande rilevanza politica. Il sogno di riunificazione di un’isola divisa, l’auspicio che la Turchia riconosca la Repubblica di Cipro, l’evoluzione dei negoziati di adesione ma soprattutto il timore che l’ostilità turca possa sfociare nella revisione dell’accordo sui migranti stipulato nel 2016.