Roma – Ah, signora mia, ha visto che prezzi le zucchine? È una frase che diversi cittadini romani stanno usando sempre meno grazie agli orti urbani. Si tratta di una pratica che tre municipi della Capitale, dove gli spazi incolti, abbandonati o sequestrati alle mafie, vengono sfruttati da associazioni e liberi cittadini per coltivare in proprio un pezzo di orticello. Un modello di ‘rigenerazione urbana’ che l’Unione europea ha deciso di premiare e di provare a replicare. Così, nell’ambito del programma Urbact, finanzierà il progetto Rural, uno studio per trasferire l’esperienza romana nelle città di La Coruña, in Spagna, e di Vilnius in Lituania.
“Con il progetto Rural esportiamo all’estero le buone pratiche degli orti urbani”, ha scritto su Facebook la sindaca Virginia Raggi entusiasta del riconoscimento europeo. “Oltre alla difesa ecologica, all’inclusione sociale e al rilancio delle periferie, l’aspetto edificante della nostra proposta riguarda la destinazione finale dei prodotti coltivati”, ha aggiunto la prima cittadina ricordando che frutta e ortaggi provenienti dagli orti urbani sono destinati “all’autoconsumo e alla raccolta per i bisognosi”. Raggi ha infine annunciato che “a breve” verrà approvato il nuovo regolamento per gli orti urbani, frutto di “un percorso partecipato e di condivisione con le associazioni di settore”.