Bruxelles – Il Parlamento non dovrebbe avere voce in capitolo sulle decisioni relative all’assegnazione delle agenzie comunitarie, almeno finché la composizione resterà quella attuale. Che succede a Bruxelles? Lo spostamento dell’Autorità bancaria europea (Eba) a Parigi e quello dell’Agenzia europea per farmaco (Ema) ad Amsterdam a causa della Brexit ha visto i parlamentari europei criticare il metodo decisionale, affidato al caso e solo agli Stati membri. Da più parti, in Parlamento, ci si è lamentati del ruolo marginale lasciato all’istituzione, che avrebbe voluto invece essere pienamente coinvolta dal Consiglio in nome della natura di co-legislatore che il Parlamento ha. Sander Loones, deputato belga del gruppo dei conservatori europei (Ecr), adesso solleva i dubbi circa la capacità di incidere del Parlamento nel processo decisionale per l’assegnazione delle agenzie Ue. Questo per via del ‘controllo’ che i grandi Stati membri esercitano de facto sull’istituzione.
Nell’emendamento a sua firma al progetto di relazione sull’ubicazione della sede dell’Autorità bancaria europea, Loones rileva che “considerati nel loro insieme, i sei maggiori Stati membri detengono attualmente oltre il 56% dei seggi al Parlamento europeo”. Questo implica che “un ruolo più forte per il Parlamento europeo potrebbe incidere negativamente sulle possibilità per gli Stati membri più piccoli di ospitare agenzie dell’Unione”.
L’emendamento pone una questione pratica, e solleva perplessità comprensibili per un rappresentante di un piccolo Paese, soprattutto in un’Unione europea ancora troppo confederale. Si teme che il Parlamento, teoricamente espressione dell’interesse generale, finisca per favorire alcuni interessi particolari, sempre gli stessi, in particolare quelli di Francia e Germania. Per dirla in termini chiari, c’è stato un momento in cui sembrava prendere corpo l’ipotesi di assegnare l’agenzia del farmaco Bratislava, città bocciata subito nel giorno del voto. Un Parlamento con maggioranza di deputati francesi, tedeschi e italiani difficilmente voterebbe per Bratislava. Questo il ragionamento sotteso all’emendamento di Loones.
Col suo emendamento il deputato belga dell’Ecr di fatto pone la questione della composizione del Parlamento, tema che va oltre la bozza di relazione in voto nei prossimi giorni. L’obiezione di Loones rimette di fatto in discussione il principio proporzionale con cui vengono assegnati i seggi. Più un Paese è popoloso, più deputati elegge: è questa, da sempre, la regola che disciplina la formazione del Parlamento. In un momento in cui l’Unione europea è motivo di riflessione per tutti, sembra arrivare un invito implicito a fare in modo che i Paesi più grandi non abbiano più, insieme, la maggioranza assoluta dei seggi.