Roma – Lo stallo su chi farà il premier del prossimo esecutivo appartiene al gioco delle parti che in queste ore i leader della Lega e del Movimento 5 stelle stanno interpretando. Matteo Salvini, dopo aver fatto un passo indietro ritirando la propria candidatura personale, continua però a pretendere l’incarico per il centrodestra, mentre Luigi Di Maio non rinuncia a essere lui il presidente del Consiglio di un eventuale governo sostenuto dai 5 stelle. Il primo, mostrando una moderazione che nessuno gli riconosceva prima del voto, sta chiaramente puntando al ruolo di leadership di tutto il centrodestra. Se proprio non si riuscirà a formare un esecutivo e si tornerà a breve alle urne, questo atteggiamento potrebbe far aumentare l’emorragia di voti da Forza Italia verso la Lega. Il capo politico M5s, sempre in ottica di elezioni anticipate, non può non tenere la barra dritta sulle promesse fatte in campagna elettorale. In questa situazione non sembra esserci spazio per intese, e con il Pd che si è chiamato fuori dai giochi, non ci sono margini per formare una maggioranza.
Si tornerà presto al voto, dunque? Nessuno può escluderlo, ma quando manca ancora una settimana all’avvio delle consultazioni al Colle, si deve ancora iniziare a giocare la partita vera. Siamo appena alle prime schermaglie, ed è naturale che ogni pavone apra la ruota il più possibile per farsi più grosso di quello che è. Così anche lo stesso Silvio Berlusconi, grande sconfitto di queste elezioni insieme con il Partito democratico, continua a pretendere da Di Maio quella legittimazione che il pentastellato non vuole né può riconoscergli.
“Il nostro leader è Berlusconi e deve essere legittimato”, dichiarava Anna Maria Bernini, presidente dei senatori azzurri, uscendo dal confronto con gli omologhi del M5s Danilo Toninelli e Giulia Grillo. Il fondatore di Forza Italia cerca ancora quell’incontro che Di Maio gli negò già nella fase di trattative per i presidenti delle Camere. E se il capo politico del Movimento 5 stelle non è disposto a fare una foto con l’ex Cavaliere, figurarsi se ci si siederà insieme al governo. Ruota tutta attorno a Berlusconi, quindi, la possibilità che nasca una maggioranza giallo-verde con qualche sfumatura di azzurro. Se un accordo si farà – e l’apertura di Toninelli alla ‘flat tax’ è un notevole segnale in questo senso – il ruolo di Forza Italia non potrà che essere di secondo piano, senza troppo apparire, perché sia tollerabile all’elettorato M5s.
Il punto è, allora, se Berlusconi accetterà o no di restare ai margini, accontentandosi di avere nella squadra di governo non dei ministri che siano sua espressione, ma che comunque lui possa valutare come figure di garanzia. Un boccone amaro, ma dal 4 marzo non è l’unico che l’ex cavaliere ha dovuto mandare giù. Proprio per questo la possibilità che ne ingoi un altro non è remota. Sa bene che tornare alle urne – eventualità che non spaventa né Di Maio né Salvini – potrebbe voler dire il definitivo tracollo di Forza Italia. Così alla fine potrebbe valutare che, tutto sommato, appoggiare un governo giallo-verde può essere utile a prendere tempo.
Per capire quante chances abbia un’intesa di governo tra Salvini e Di Maio, più che dalle consultazioni della prossima settimana, si potranno trarre segnali dal dibattito sul Documento di economia e finanzia, che verrà discusso a partire dalla prossima settimana dalle commissioni speciali del Parlamento, in attesa che si formino quelle permanenti. Si potrebbe anche arrivare a un documento condiviso, indicano i cinquestelle. Precisando però, come fa il neo eletto questore anziano della Camera, Riccardo Fraccaro, che la partita è strettamente legata con le consultazioni del Quirinale. Se da lì emergerà almeno “un orientamento” per la formazione di un esecutivo, l’intesa potrebbe essere sugellata anche con una mozione condivisa sul Def. Quanto ai contenuti del documento non vi sono certezze, se non quella che conterrà un impegno a disinnescare le clausole di salvaguardia che imporrebbero aumenti di Iva e accise dal prossimo anno. Un “imperativo” che tutti sono pronti a sottoscrivere, Pd incluso.